di Fulvia Catta

Non so se Dio esista veramente, non so cosa sia Dio, non so se c’è una vita dopo la morte. Eppure sento che deve esistere un Dio, che Dio deve essere luce e beatitudine eterna e che deve esistere una vita dopo la morte. La vita è spesso ingiusta, meravigliosa e dura non consente ugualmente a tutti di nascere, crescere e vivere nelle stesse condizioni. La Natura può essere crudele e le malattie abbattersi su bambini innocenti. E’ una realtà difficile da accettare e tutti vorremmo erigerci sopra la Natura stessa per poter svuotare ogni ospedale, ogni reparto pediatrico. Nulla dovrebbe impedire ad una vita di sbocciare ed esprimersi. Ognuno dovrebbe avere il diritto di crescere e diventare ciò che per ora è solo in potenza. Nulla dovrebbe adombrare il sorriso puro e curioso di un bambino.

E se verso la Natura siamo impotenti, come si può accettare di veder morire un bambino per mano dell’uomo?

Ma la rabbia sale incontenibile e prepotente e trova sfogo solo in lacrime amare che offuscano la vista.

Che offuscano la vita.

Piccolo Kirill, come puoi essere volato via a soli 18 mesi sotto bombe incuranti che cadevano dal cielo. Bombe che nulla hanno a che fare con te, piccolo angelo. Quale uomo non può soffrire nel sapere che il peso di uno stupido conflitto lo hai pagato tu? Solo un mostro può non sentire questo dolore che arriva diretto come la lama di un coltello nel cuore.

Sento le urla del silenzio di tua madre che corre in ospedale tenendo stretto a lei il tuo corpicino, consapevole che non c’è speranza di tenerti ancora con noi in questo mondo malato. Corre il più in fretta possibile perché non lo può accettare, perché la sua missione era proteggerti e sa che quando si accorgerà di aver fallito nel suo compito, anche il suo cuore smetterà di battere.

Kirill voglio poter pensare che qua siamo solo di passaggio, che quello che ti è stato tolto su questa Terra siano solo anni di umana percezione di gioie e sofferenze e che esista davvero un posto dove ora sei felice e sei te stesso, lontano da tutto quello che noi, con i nostri limiti, possiamo comprendere. Kirill non può essere finito tutto qua. Dimmi che stai godendo di quello che non comprendiamo e possiamo solo descrivere come beatitudine celeste. Non dimenticarti di noi qua giù. O dimenticatene, non meritiamo niente. Ma non ti scordare della tua mamma e del tuo papà. No, a loro mandagli un segno, perché non potranno sopportare il peso di quello che gli è precipitato addosso, loro che neanche dieci giorni fa vivevano una vita normale, facendo del loro meglio aspettando di vederti crescere.

Kirill da oggi sei luce e ti vedrò in ogni alba che rischiara la notte.

Rischiara il buio che si è abbattuto su di noi.

Kirill perdonaci e splendi per sempre.

Amen

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