Come la grande industria e il commercio, anche i big della revisione e della consulenza dopo aver condannato l‘invasione russa dell’Ucraina tagliano i ponti con Mosca. Prima Kpmg e Pwc, poi EY e Deloitte hanno annunciato seppure con sfumature diverse la decisione di uscire dal mercato russo. Nel caso di Pwc, l’azienda ha concluso che, “come risultato dell’invasione dell’Ucraina da parte del governo russo”, “non dovrebbe avere uno studio associato in Russia” e, di conseguenza, Pwc Russia – che attualmente ha circa 3.700 dipendenti – lascerà la rete della multinazionale. EY dal canto suo “non servirà più clienti del governo russo, società a controllo statale e qualsiasi entità o individuo colpito dalle sanzioni” e “ha avviato la ristrutturazione delle sue attività russe per separarle dal suo network globale”. Anche se “si tratta di qualcosa di doloroso in quanto abbiamo oltre 4.700 colleghi in Russia che sono stati parte della nostra rete globale per oltre 30 anni”.

L’ultima a muoversi è stata Deloitte, che ha a sua volta estromesso Russia e Bielorussia dal proprio network internazionale. Una “decisione doverosa ma difficile, che avrà un grande impatto sulle circa 3.000 persone di Deloitte operative in Russia e Bielorussia e che non sono responsabili per le azioni condotte dal loro governo”, si legge in una dichiarazione ufficiale. “Continueremo inoltre a dare priorità alle esigenze delle nostre persone e dei nostri clienti e metteremo a disposizione le risorse globali di Deloitte per fronteggiare la crisi umanitaria in corso in Ucraina. Onoreremo i nostri impegni e obblighi nei confronti dei mercati finanziari globali e degli organismi di regolamentazione”.

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