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Turchia, la crociata di Erdogan contro il dissenso. Chiesto l’ergastolo per l’analista Metin Gürcan

Ex membro dell'esercito turco, è stato uno dei co-fondatori del Partito Deva guidato da Ali Babacan, ex vice primo ministro del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del presidente Erdoğan: è accusato di spionaggio. Era stato arrestato il 26 novembre, poco dopo le sue critiche a un accordo tra Ankara ed Emirati
Turchia, la crociata di Erdogan contro il dissenso. Chiesto l’ergastolo per l’analista Metin Gürcan
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La richiesta è di ergastolo e di altri 35 anni di reclusione per l’analista turco Metin Gürcan: è accusato di spionaggio politico e militare. Ex membro dell’esercito turco, è stato uno dei co-fondatori del Partito Deva guidato da Ali Babacan, ex vice primo ministro del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del presidente Erdoğan. Più in generale spicca la crociata erdoganiana contro oppositori, giornalisti, minoranze e gay. Una politica ormai conclamata, mentre all’esterno si traveste da diplomatico perché la crisi della lira glielo impone.

Gürcan è accusato di aver divulgato informazioni riservate relative alla “sicurezza e interessi politici” dello stato e di “aver acquisito informazioni riservate dello stato per spionaggio politico e militare” ai sensi dell’articolo 328 del codice penale turco. L’analista ha negato le accuse di spionaggio, dicendo di aver iniziato a scrivere analisi militari e geostrategiche dopo il suo ritiro dalle forze armate turche al fine di pubblicarle su testate straniere. Era stato arrestato durante un’irruzione della polizia nella sua casa di Istanbul il 26 novembre scorso, pochi giorni dopo aver criticato gli accordi del governo di Ankara con gli Emirati Arabi Uniti, sostenendo che la Turchia sarebbe stata costretta a fare concessioni in cambio degli investimenti promessi.

Si parlò a suo tempo della possibilità che fosse coinvolta la vendita di Aselsan, uno dei principali azionisti delle forze armate turche, agli Emirati Arabi Uniti, su cui però il governo aveva negato. Inoltre la Banca Centrale turca e la controparte azera hanno recentemente siglato uno scambio di valuta da 1 miliardo di euro. Significa che, al netto della geopolitica e dei tentativi di Erdogan di farsi, almeno in apparenza, un soggetto multilaterale si torna sempre al punto di partenza della crisi economica-finanziaria interna come bussola per capire strategie e nuovi alleati.

Il partito DEVA, che in turco significa rimedio, ha rappresentato un altro pezzetto di reazione politica e sociale allo strapotere erdoganiano. Tra i fondatori del partito ci sono ex figure del Partito AK come Mehmet Emin Ekmen, İdris Şahin, Sadullah Ergin, Nihat Ergün e Mustafa Yeneroğlu.

Uno di loro, Babacan, è stato ministro dell’economia e poi ministro degli esteri prima di diventare vice primo ministro, per poi dimettersi a causa delle gravi divergenze con le politiche erdoganiane.

Non è questo il primo esponente politico ad essere accusato di spionaggio. E’accaduto al filantropo Osman Kavala, in carcere per quattro anni senza una condanna che lui stesso ha paragonato alle accuse amministrate nella Germania nazista. Proprio oggi un tribunale turco ha deciso che il filantropo dovrà rimanere in prigione, prolungando la sua detenzione dopo un processo che ha alimentato le tensioni nei rapporti di Ankara con gli alleati occidentali. Persino il Consiglio d’Europa si è mobilitato deferendo il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La risposta di Erdogan? La sua Turchia, ha detto, non rispetterà il Consiglio d’Europa ma solo i tribunali turchi.

@FDepalo

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