Una lite continua. Scambi di accuse, colpi bassi e prime ripercussioni anche nelle amministrazioni regionali, dal Piemonte alla Basilicata passando per la Liguria. Il centrodestra carico di tossine dovute alla partita per il Quirinale si è trasformato in un ring dove i leader se le suonano – a parole – di santa ragione. Ammesso che la coalizione, per dirla con le parole di Matteo Salvini, esista ancora visto che si è “sciolta come neve al sole”, l’ex ministro dixit, proprio durante la votazione per il capo dello Stato. A scorrere dichiarazioni e prese di posizione degli ultimi giorni, in effetti, è difficile credere che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia siano ancora alleati. Giorgia Meloni non perdona agli alleati di “aver preferito il governo all’Italia”, mentre secondo il leghista “c’è gente che pensa solo al proprio interesse personale e di partito”. E nel mentre Silvio Berlusconi continua a strizzare l’occhiolino al centro, con parole – a iniziare dall’intervista al Corriere della Sera nella quale diceva di voler “fare di tutto” per riunire i “moderati” – e opere, come dimostra l’incontro con Pierferdinando Casini.

In questo clima, la presidente di Fratelli d’Italia ospite di 30 minuti al Massimo, in diretta su LaStampa.it, ci ha tenuto a precisare: “La destra va bene, Fratelli d’Italia molto bene. Il resto della coalizione attualmente ha enorme difficoltà, sul piano parlamentare ha dimostrato la sua inconsistenza. Ciò non toglie che rappresenta la maggior parte degli italiani e credo sia giunta l’ora di fare chiarezza”. Meloni ha spiegato di voler “organizzare e dare rappresentanza a questo mondo – aggiunge Meloni – gli altri dovranno assumersi le proprie responsabilità”. Spiegato bene: “Ci sono persone che tra l’alleanza di centrodestra e l’alleanza di governo hanno privilegiato l’alleanza con il Pd e il M5S. Io credo che non possiamo inseguire le sirene della sinistra e pongo un problema”.

È solo l’ultima puntata di una resa dei conti che nel centrodestra va avanti dal voto che ha portato alla rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, preceduto da giorni in cui la coalizione è andata in ordine sparso nelle trattative e nelle votazioni. La leader di Fdi non concede un millimetro agli alleati con cui ora si ritrova in rotta: “Hanno votato la legge elettorale con il Pd, stanno al governo con loro, hanno votato Mattarella del Pd, mi chiedo allora, dov’è il centrodestra”. Meloni racconta di aver sentito Berlusconi un paio di giorni fa: “Lui dice di vederci e parlare, Salvini non lo sento da prima del voto per il Colle per Mattarella, ma non è un problema personale, è un problema politico, non si possono più scrivere accordi sulla sabbia”. Il gelo resta però con il leader della Lega: “Non è scegliere l’Italia, è scegliere il governo”.

E dall’altra parte i toni non sembrano più sereni: “Nel centrodestra qualcuno ha tradito, mi sembra chiaro ed evidente – dice Salvini a Radio Libertà, riferendosi in questo caso all’area centrista e di Forza Italia – Ma guardiamo oltre e ricostruiamo qualcosa di serio che abbia le radici proiettate nel futuro, con chi ci sta. Senza obbligare nessuno. Se qualcuno vuole stare da solo o vincere o più probabilmente perdere da solo è libero di farlo, noi abbiamo il dovere di provarci”. E parlando della “lezione” tratta dalle elezioni del Quirinale, ha aggiunto: “Rivendico i tentativi fatti e non riusciti”, sottolineando che “c’era qualcuno che diceva sì alle 10 del mattino e cambiava idea alle 10 di sera, ma così va il mondo, mi serva di lezione”. Intervistato da Chi in edicola mercoledì, l’ex cavaliere ha sottolineato che “le valutazioni politiche non sempre coincidono” e che il centrodestra “è un’alleanza scritta non da un notaio”. E pur spiegando che “dobbiamo rilanciarla”, per farlo, a suo avviso, “c’è un solo modo: consolidare Forza Italia e creare un centro moderato che possa aggregare e allargare i suoi confini”. Per fare questo bisogna rifondare il centrodestra? “Se necessario, sono pronto a farlo, senza escludere nessuno, ovviamente”.

Diceva lunedì Lorenzo Fontana, ex ministro leghista, che “la partita del Quirinale ha dimostrato che al dunque la compattezza del centrodestra non c’era” e “c’è chi ha giocato la partita del Quirinale non per far vincere il centrodestra ma per far fuori Salvini”. In questo modo, ha aggiunto, “si distrugge una coalizione a un anno dal voto, provocando un danno gravissimo”. Ce l’ha in particolare “con tutti quelli che non hanno votato Elisabetta Casellati”. Tradotto: “Parlo dei due terzi dei grandi elettori centristi e di un terzo di quelli di Forza Italia. È chiaro che avevano in mente di sfruttare l’occasione per mettere le basi a qualcosa di diverso”. Ma anche a destra, aggiunge, “non tutto è filato liscio. Perché se dopo che è stata bocciata la Casellati ritieni che la coerenza stia nel votare un altro candidato di centrodestra significa che cerchi solo di sventolare una bandiera, non pensi alla necessità di trovare una soluzione”. E poi, “se ci fosse davvero la volontà di unire non si continuerebbe a insultare una settimana dopo. Che gioco è? Non ho mai visto costruire nulla sulla base degli insulti”.

Insomma, un tutti contro tutti. Lo stesso che si sta scatenando in diverse regioni dove Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia governano insieme. Tutto è iniziato in Liguria, con l’assalto dei leghisti a Giovanni Toti, reo di essersi tenuto le mani libere sul Quirinale, che ha risposto paventando le dimissioni e il ritorno alle urne. Si è proseguito in Basilicata: prima i leghisti si sono scagliati contro il direttore tecnico dell’Arpab, esponente di Fratelli d’Italia, perché si è presentato negli uffici dell’Agenzia regionale di protezione ambientale da positivo, quindi hanno ritirato gli assessori dalla giunta guidata dal forzista Vito Bardi e chiesto una verifica nella maggioranza. L’ultimo episodio è invece andato in onda in Piemonte, dove il rinnovo dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale ha creato non poche tensioni nella maggioranza. Fratelli d’Italia ha chiesto di rinviare ancora il voto, a cui in caso contrario non parteciperà ritenendolo “illegittimo”. “I nostri alleati, Lega e Forza Italia, non hanno voluto riconoscere la presenza del loro alleato nell’Ufficio di presidenza: è l’unico caso in Italia”, sostiene il capogruppo FdI Paolo Bongioanni, che definisce Cirio un “opossum, quell’animale che di fronte a un problema si finge morto”. E annuncia che “se la votazione sarà fatta, non potrà non avere conseguenze”.

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