Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm, hanno chiesto, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri di Economia e finanze, Lavoro, Sviluppo economico e Transizione ecologica, un incontro urgente per discutere del futuro del settore dell’automotive. “Le parti sociali dell’Industria metalmeccanica e meccatronica – si legge nella missiva – accogliendo la sollecitazione ad avere una prospettiva economica condivisa, sentono la responsabilità di affrontare congiuntamente, di fronte alle Istituzioni e agli attori economici e sociali, un’emergenza che oscilla pericolosamente tra grandi opportunità e gravi rischi, con l’obiettivo di salvaguardare e promuovere l’occupazione e la presenza industriale del settore automotive: un patrimonio italiano”. “Per questo – scrivono industriali e sindacati – siamo a richiedere al presidente del Consiglio dei ministri ed ai ministri in indirizzo un incontro urgente per valutare assieme le condizioni e le possibili iniziative da attivare”. Poche ore dopo aver “imbustato” arriva la risposta. Dopodomani si terrà un incontro a palazzo Chigi alle 10.30 tra il Governo e i rappresentanti del settore automotive. Lo ha reso noto il ministero dello Sviluppo Economico, annunciando la presenza del ministro Giancarlo Giorgetti.

Di fronte a “Fit for 55” (il pacchetto di interventi dell’Unione europea sul clima, ndr), “non possiamo nasconderci il rischio di conseguenze sociali e occupazionali indesiderate e potenzialmente gravi, in particolare per il settore automotive e per i piccoli produttori, se non saremo in grado di ascoltare gli input che ci vengono dall’industria”, ha detto Giorgetti presso la Camera di commercio Italo-Germanica. “Dobbiamo considerare chi controlla le materie prime ed evidentemente questo soggetto non si trova in Europa. – dice – Facciamo attenzione perché stiamo consegnando il futuro del settore auto a un soggetto che sta fuori dall’Europa”.

La missiva era stata preannunciata nei giorni scorso dopo ed è particolarmente rilevante per l’inedita unità di intenti tra imprenditori ed organizzazione dei lavoratori. Il grido di allarme segue i numerosi annunci di esuberi nella componentistica di cui si è avuto notizia in queste settimane (Marelli, Bosch, Gkn etc). Ridimensionamenti di organico che sono effetto sia della decisione del gruppo Stellantis di internalizzare produzioni sinora affidate a fornitori esterni sia dalle prime avvisaglie dello smottamento legato al passaggio dalle motorizzazioni tradizionali a quelle elettriche. L’Italia è l’unico paese europeo che non si è ancora dotato di un piano nazionale per la gestione della transizione, sinora il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti si è limitato ad affrontare le situazioni di crisi caso per caso.

Nella lettera sindacati e Federmeccanica citano una delle tante previsioni sui possibili impatti occupazionali ipotizzando la perdita di 73mila posti di cui 63mila già nel quinquennio 2025-2030, ricordando inoltre che “già oggi i dati sull’andamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali forniti dall’Inps indicano la tendenza: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60″. Va detto che il rallentamento del mercato dell’auto nel periodo di pandemia ha interessato non solo l’Italia ed è riconducibile a più fattori, non solo quello del passaggio all’elettrico. Oggi il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha affermato che “Nelle settimane scorse ho avanzato una proposta anche a livello Ue affinché si crei a livello europeo un grande fondo per accompagnare le transizioni, perché il problema è italiano e di tutti gli altri Paesi che passeranno dal motore a scoppio al motore elettrico, e i singoli Stati rischiano di non farcela”.

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