Quaranta giorni prima di dire no all’elezione di Elisabetta Belloni a presidente della Repubblica perché da 7 mesi alla guida dei servizi segreti e porre il veto sull’ex ministro Franco Frattini per le sue posizioni filorusse distanti da un profilo atlantista, definite due opposizioni “doverose” per chi ha “cultura istituzionale”, Matteo Renzi ha ricevuto oltre 1 milione di euro dall’Arabia Saudita per le sue consulenze, compresa quella per la costruzione della città di Alula, il mega-progetto green citato perfino nel suo discorso in Senato nel giorno della sfiducia a Giuseppe Conte. Il leader di Italia Viva aveva motivato il niet alla sua “amica”, parole sue, Belloni spiegando che “in una democrazia che funziona il capo dei servizi segreti non diventa Capo dello Stato”. Questione di opportunità, dunque.

Un cambio di quel genere, aveva aggiunto, “succede in Paesi anti-democratici”, come sarebbe – tra l’altro – quello guidato da un altro suo “amico”, sempre parole sue, il principe Mohammad Bin Salman, accusato dalla Cia di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Ma, questo Renzi lo ha ripetuto più volte, non c’è nulla di male né di illegale – ed evidentemente neanche di anti-democratico – che un senatore della Repubblica riceva oltre un milione di euro, come segnalato dall’Unità informativa finanziaria della Banca d’Italia, da tre società arabe: la Mataio International Public, la Founder Future Inv Initiative Est e Royal Commission For Alula, che da sola ha accreditato 570mila euro al senatore per le sue consulenze. Le attività del leader di Iv, tuttavia, come già raccontato dal Fatto Quotidiano, non sarebbero possibili nei grandi Paesi democratici, dalla Spagna alla Francia passando per Germania e Regno Unito. In Italia l’assenza di una legge e di un codice di condotta al Senato gli permette di fare il doppio lavoro, nonostante l’Ue e il Greco (il gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa) chiedano di approvare da tempo una normativa sul tema.

L’attivismo di Renzi durante la partita per il Quirinale è stato forte anche per fermare un’altra figura, quella di Franco Frattini. La ragione? Il suo posizionamento internazionale. L’ex ministro degli Esteri è considerato infatti un filo-russo e aveva ribadito le sue posizioni sulla crisi ucraina in un’intervista poche settimane prima della convocazione del Parlamento per l’elezione del successore di Sergio Mattarella. “Le tensioni geopolitiche non facevano di Frattini il miglior candidato”, aveva spiegato il leader di Italia Viva al Corriere della Sera rivendicando di averci “messo la faccia” come su Belloni perché “chi ha cultura istituzionale sa che era doveroso farlo”.

Anche in questo caso, se ne evince, che la cultura istituzionale non comporti invece che un senatore non debba avere intensi rapporti ben retribuiti come conferenziere e consulente per uno Stato estero, oltretutto finito sotto accusa da parte di Amnesty International. Nel report 2020-2021 dell’organizzazione non governativa sulla situazione dei diritti umani nel mondo si ricorda come in Arabia Saudita i difensori dei diritti umani finiscano in carcere, ci siano una repressione dura del dissenso, nonché decine di esecuzioni e continui la persecuzione degli omosessuali. Altro che “nuovo Rinascimento”. Del resto, Renzi – che arrivò a definire Riyad un “baluardo contro l’estremismo islamico” – lo ha ribadito più volte: “Io faccio conferenze che sono permesse dalla legge, se domani le vietano ne prendo atto”, aveva spiegato ospite di Non è l’Arena di Massimo Giletti.

Adesso, mentre l’ex presidente del Consiglio cerca nuovo spazio al centro provando a riunire i moderati per ricostruire una forza politica capace di avere un peso specifico nella prossima legislatura dalla quale rischierebbe di rimanere fuori senza aggregazioni, sul tavolo della procura di Firenze arriva il nuovo dossier legato ai suoi introiti garantiti dall’Arabia Saudita. Sui circa 80mila euro finora noti i magistrati fiorentini, a dicembre, hanno chiesto l’archiviazione non ravvisando alcun reato: le prestazioni (conferenze) erano effettivamente state svolte. Ora la Banca d’Italia segnala 1,1 milioni di euro derivanti anche da attività di consulenza e toccherà agli inquirenti vagliarne la legittimità. Il senatore ha già spiegato che si è trattato appunto di consulenze “per sostenere la nascita di una città green”, quella di Alula, patrimonio Unesco che arrivò a citare dagli scranni del Senato. Che avesse ricevuto un incarico era noto da aprile. Nulla invece si sapeva invece di quale fosse la retribuzione garantita dalla Commissione reale per Alula, presieduta da Bin Salman, né che si trattasse di un compenso fisso e periodico.

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