C’è una scienziata italo-honduregna, Maria Elena Bottazzi, che ha scoperto un nuovo vaccino, il Corbevax, contro il Covid-19 prodotto dal Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas Children’s Hospital e dal Baylor College of Medicine. I dati fino ad ora conosciuti ci dicono che è estremamente efficace contro le varianti Alfa, Beta e Delta e i test che si stanno completando sembrano fornire simili risultati anche contro Omicron.

E’ un vaccino semplice da produrre, richiede metodiche conosciute e utilizzate da anni per altri vaccini di uso comune, non necessita della catena del freddo, costa meno di due euro a dose e non è coperto da brevetto perché la dott.ssa Bottazzi e i suoi colleghi vi hanno rinunciato facendo un regalo all’intera umanità in nome del diritto universale alle cure.

Tutto questo non pare interessare minimamente i nostri governanti né Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Draghi e Speranza hanno altro a cui pensare, nemmeno le origini italiane della dott.ssa Bottazzi servono a destare qualche interesse; eppure, in situazioni simili il nazionalismo è stato sparso ovunque, anche a sproposito, come ad esempio nella triste vicenda del cosiddetto “Vaccino italiano contro l’Aids”.

Questa volta nulla. Non una parola. L’ordine di scuderia, da Bruxelles a Roma, è chiaro: ignorare, far finta di nulla, continuare ad ignorare. La Commissione e i governi europei continuano a fingere di non conoscere un’elementare e inconfutabile verità. Se intere zone del mondo rimarranno senza vaccini, il virus continuerà a diffondersi e moltiplicandosi potrà dare origine ad altre varianti, che potrebbero essere anche più diffusive della variante Omicron e più aggressive della Delta, arriveranno anche in Europa e noi non sappiamo quanto efficaci saranno i nostri vaccini.

Ad oggi sono state somministrate oltre 10 miliardi di dosi di vaccino, dieci Paesi ne hanno acquistate circa il 70%, i Paesi ricchi stanno distribuendo la terza dose, Israele è arrivata alla quarta, mentre in Africa vi sono nazioni dove è vaccinata meno del 5% della popolazione. Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Janssen Pharmaceutical, le aziende di Big Pharma, stanno guadagnando miliardi a palate, oltre mille dollari al secondo, mentre si è arrivati a cinque milioni e settecentomila decessi e a quattrocento milioni di persone infettate al mondo.

“Non si chiede – ha dichiarato la dott.ssa Bottazzi – alle multinazionali di cambiare il loro modo di lavorare, ma di pensare a come aiutare il resto del mondo, favorendo la decolonizzazione per lo sviluppo dei prodotti anche nei Paesi più poveri, lasciando da parte in questo momento il business”. Ma le sue parole sono cadute nel vuoto.

Raramente un’ingiustizia è stata così evidente. Né le dichiarazioni di Papa Francesco, né l’appello di oltre cento premi Nobel ed ex capi di stato hanno convinto l’Ue, l’Uk e la Svizzera a modificare la propria posizione contraria alla proposta di moratoria temporanea dei brevetti sui vaccini e i kit diagnostici per il Covid-19 e alla contemporanea richiesta di socializzare il know-how, proposte avanzate nell’ottobre 2020 da India, Sudafrica e sostenuta da oltre cento Paesi. Non è “solo” una questione di giustizia verso popoli lontani; i nostri governanti hanno il dovere di difendere la salute dei propri cittadini, anche facendo di tutto per evitare che si sviluppino delle varianti che potrebbero riportarci a nuovi lockdown e non solo.

Infatti ci sono anche i numeri drammatici dell’immenso danno economico che ogni variante produce, come hanno dimostrato gli studi di economisti, certamente non sospetti di simpatie antiliberiste, come il prof. Tito Boeri e Antonio Spilimbergo del Fondo Monetario Internazionale: parlano di 4.500 miliardi di dollari a livello mondiale e di 1.000 miliardi di dollari per i Paesi ricchi: una catastrofe. Quando per vaccinare il mondo basterebbero 50-100 miliardi di dollari, esagerando per eccesso.

Ora la disponibilità di un vaccino senza brevetto e poco costoso potrebbe cambiare totalmente la situazione; in India se ne produrranno 100 milioni di dosi al mese. L’equipe del Centro per lo Sviluppo di Vaccini del Texas potrebbe richiedere l’approvazione del proprio prodotto all’Ema, l’ente europeo deputato ad approvare i farmaci e i vaccini, ma perché siano rispettati gli standard produttivi richiesti dall’Ema il vaccino dovrebbe essere prodotto in Europa, dove ad oggi, incredibile ma vero, nessuna azienda si è dimostrata interessata a quanto pare per ragioni di mercato. In parole più semplici: nessuno deve creare problemi al dominio incontrastato dei colossi di Big Pharma.

In Italia c’è ReiThera – società biofarmaceutica che si occupa dello sviluppo e della produzione di vaccini e prodotti biofarmaceutici – che avrebbe dovuto produrre il cosiddetto “vaccino italiano” sul quale, dopo un intervento della Corte dei Conti, è calato un inspiegabile silenzio (forse per le medesime ragioni di cui sopra). Perché il nostro governo non riprende in mano questo dossier e non riformula una proposta di intervento pubblico in tale azienda, ma questa volta finalizzato a produrre un vaccino senza brevetto, che farebbe risparmiare molti soldi a noi e milioni di vite in tutto il mondo?

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