Giornata di generalizzato movimento al rialzo nei rendimento dei titoli di Stato dell’area euro. I paesi ritenuti più rischiosi, Italia e Grecia in primis, hanno mostrato gli incrementi più marcati. Il rendimento di un Btp decennale è salito in mattinata fino all’1,86%, l’equivalente greco a 2,48%. Per i titoli italiani l’aumento rispetto alla chiusura di venerdì ha raggiunto gli 11 punti base. I rendimenti sono poi scesi in chiusura di giornata attestandosi rispettivamente all’1,78% e al 2,45%. In rialzo allo 0,66% gli interessi dei decennali francesi, all’1,07% gli spagnoli, all’1% i portoghesi. Piccolo incremento per i bund tedeschi che salgono di 2 punti a 0,22%. Questo fa sì che si siano allargati tutti gli spread che altro non sono che il differenziale di rendimento di un titolo decennale tedesco (preso a riferimento in quanto considerato il prodotti finanziario più vicino al teorico “rischio zero”) e l’equivalente bond degli altri paesi. Rispetto al Btp italiano lo spread ha raggiunto stamane i 162 punti, il livello più alto da circa 2 anni per poi ridursi a 156.

A spingere i rendimenti verso l’alto sono sempre le attese, rafforzatesi negli ultimi giorni, di un’ accelerazione da parte della Banca centrale europea nel processo riduzione degli stimoli monetari, con incrementi dei tassi già quest’anno. La scorsa settimana la presidente Christine Lagarde aveva affermato che “Non stiamo osservando alcun significativo incremento degli spread”. Oggi, parlando davanti alla Commissione affari economici del Parlamento europeo Lagarde ha affermato che “Non si verificherà un aumento dei tassi prima del termine dei nostri acquisti netti di asset”. Se i tassi salgono trascinano verso l’alto i rendimenti. Nel caso dei titoli di Stato l’ammontare degli interessi è fisso in valore assoluto ma viene espresso come percentuale in rapporto al valore del bond. Per pagare rendimenti allineati al nuovo contesto di tassi un titolo deve quindi ridurre il suo valore, effetto che si produce quando le vendite sono consistenti e vengono “pareggiate” dalla domanda ma su un prezzo più basso. La “stretta” della Bce significa anche il graduale defilarsi del principale compratore di titoli sul mercato. La banca centrale possiede oggi il 30% dei titoli italiani.

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