di Fabrizio Tuveri, medico, Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica

Nel 2020 l’Istat ha registrato 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019, il 99,5% dei quali sopra i 60 anni, il 76% sopra gli 80. I numeri assoluti possono però essere fuorvianti in quanto non tengono conto dei rapporti percentuali con la popolazione e del trend della mortalità. La popolazione anziana negli ultimi anni è costantemente aumentata: il trend è proseguito persino nel 2020: nonostante la pandemia la Lombardia ha registrato +2702 over 80 a gennaio 2021.

L’analisi dei dati Istat evidenzia che la mortalità nelle fasce di età più anziane negli ultimi 10 anni risulta seguire un trend discendente. Questo andamento comporta, in modo sorprendente, che persino alcune fasce di età over 80, nonostante la pandemia, abbiano raggiunto nel 2020 livelli di mortalità inferiori ad alcuni anni precedenti. La fascia 80-84 anni per esempio ha avuto un incremento rispetto agli anni precedenti, ma senza superare i livelli del 2012.

Nelle fasce 85-89 e 90-94 la mortalità è stata invece superiore ai 9 anni precedenti, ma eccedendo solo del 3,5 per mille la mortalità del 2012 nella fascia 85-89, e del 10 per mille la mortalità 2015 nella fascia 90-94. Nella fascia over 95 invece la mortalità dell’annata 2015 risulta leggermente superiore a quella del 2020.

Nelle fasce 70-74 e 75-79 l’incremento ha portato i valori a raggiungere il record degli ultimi 10 anni. Ma anche in questo caso con un eccesso minimo rispetto al 2012. Tra i 60 e i 70 anni la mortalità è aumentata, senza eccedere la mortalità del 2011. Tra i 50 e i 60 anni invece la mortalità è aumentata riportandosi ai livelli del 2015. Le fasce di età sotto i 50 anni non hanno neppure avuto aumenti di mortalità, mentre la fascia 20-24 ha raggiunto i valori più bassi del decennio.

Riassumendo: la pandemia ha causato un eccesso della mortalità rilevabile solo nelle fasce over 50 della popolazione, raggiungendo livelli massimi dell’ultimo decennio solo nelle fasce 70-79 anni e 85-94, ma con numeri di poco superiori ai valori del 2011-2012 e 2015. Dunque la Covid-19 ha influito in modo significativo sulla mortalità 2020, ma un ruolo importante lo ha sicuramente giocato l’aumento della popolazione anziana e fragile. Inoltre, nei primi due mesi del 2020 il ridotto picco dell’influenza ha risparmiato 7.651 soggetti rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Questo ha contribuito a creare una base importante di soggetti suscettibili che sono poi stati vittime dell’ondata di Covid-19.

Infatti anche le comuni epidemie influenzali, che ogni anno causano solo per complicanze respiratorie fino a 650.000 decessi nel mondo, o gli aumenti delle temperature estive o la riduzione di quelle invernali possono provocare migliaia di decessi in queste fasce di popolazione, come è accaduto per esempio nel 2015 quando nei primi 8 mesi si registrò un eccesso di mortalità di circa 45.000 decessi.

Nell’inverno 2016-17 in Italia, uno studio di Walter Ricciardi evidenzia che l’influenza ha causato 25.000 decessi, tra i quali ben 38 bambini sotto i 5 anni: per confronto i decessi ufficiali per Covid-19 nei bambini sono molto più bassi: 15 decessi in totale fino a ottobre 2021 sotto i 10 anni.

L’Istat afferma che una parte importante dell’eccesso di mortalità del 2020 non è stato causato dall’aggressività del Sars-cov-2. Ad esempio ben il 40% dei 49.000 decessi della prima ondata sono attributi dall’Istat ad altre patologie: diabete, demenza senile, cardiopatie, infezioni respiratorie non correlate a malattia Covid. E’ possibile dunque che l’aumentata suscettibilità della popolazione nei confronti di numerose patologie sia legata all’aumento numerico dei soggetti anziani e fragili sia per fattori demografici che per altri fattori connessi alla pandemia.

Nel 2020 infatti abbiamo assistito a una riduzione notevole nei numeri e nella qualità della sanità pubblica: una riduzione di ricoveri ospedalieri del 21% rispetto al 2019; riduzioni importanti ci sono stati negli accessi al pronto soccorso, nel numero di diagnosi, nelle visite specialistiche e nelle analisi strumentali.

Questo ha aggravato una nota situazione di sofferenza: Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia alla Bicocca di Milano, commentando proprio i dati della mortalità del 2015 affermava che “il controllo della spesa sanitaria sempre e a qualunque costo può avere effetti molto pesanti”.

Le stesse misure restrittive anti-Covid-19 hanno avuto effetti compromettenti sulla salute pubblica: John Ioannidis, uno degli epidemiologi più titolati al mondo, in uno studio pubblicato a ottobre 2020 prevedeva, a causa di misure restrittive troppo aggressive, conseguenze disastrose per la salute con un aumento di decessi nel breve termine e fino ai prossimi vent’anni. Lo stesso autore evidenzia come il tasso di mortalità per Covid-19 è correlato in tutti i paesi con la percentuale di popolazione over 65, e ricorda come ogni anno nel mondo morivano già prima della pandemia 5 milioni di persone a causa di una sanità di bassa qualità.

Per concludere, l’analisi della mortalità degli ultimi 10 anni ci induce a riflettere sull’opportunità di investire risorse economiche più importanti in una nuova sanità che tenga conto fortemente dell’invecchiamento della popolazione e sull’utilità di redigere un Piano Pandemico Nazionale che riduca significativamente, nella eventualità di nuove crisi pandemiche, l’impatto negativo delle misure restrittive sulla salute pubblica.

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