Sono passati 6 anni dal 25 gennaio 2016, il giorno in cui di Giulio Regeni si sono perse le tracce. Sei anni dal suo rapimento, poco fuori dalla fermata della metropolitana di Dokki, al Cairo, al quale seguiranno gli interrogatori, le torture e l’uccisione. Da quel giorno le indagini sono andate avanti, nonostante la scarsa collaborazione del Paese di Abdel Fattah al-Sisi e i tentativi di depistaggio, e hanno individuato quattro presunti responsabili della sua morte che, però, proprio per la mancata iscrizione di domicilio più volte richiesta dai magistrati di Roma, non possono essere processati. Per questo, oggi, la famiglia del ricercatore di Fiumicello assassinato in Egitto torna a chiedere alle istituzioni che non ci si limiti al ricordo di Giulio, ma che si continui a fare pressione sul Cairo perché il procedimento in corso nei confronti dei quattro agenti della National Security imputati venga loro notificato: “Gli interessi con l’Egitto sono forti ma bisognerebbe avere anche il coraggio di fare delle scelte, che sono responsabilità della politica”, ha dichiarato la madre, Paola Deffendi, durante un intervento trasmesso dal Collegio Borromeo di Pavia nel corso di un webinar.

Poco prima, la donna aveva partecipato insieme al resto della famiglia all’intitolazione di un parco a nome del figlio proprio nella sua Fiumicello. “La targa di Fiumicello è un’azione ufficiale. Provo tanta emozione – ha detto – In altri luoghi, però, chiediamo azioni concrete, le panchine gialle ad esempio. Ma a Fiumicello, dove Giulio e Irene sono cresciuti e hanno giocato, un parco dedicato a Giulio è cosa giusta”. Su quella targa che lo ricorda, gialla come il colore della campagna che chiede verità e giustizia e che ha colorato in questi anni le piazze italiane e le facciate di tanti palazzi delle istituzioni, si legge: “Parco scolastico Giulio Regeni – Cittadino di Fiumicello, nato il 15.01.1988 – Ricercatore per l’Università di Cambridge al Cairo, dove fu rapito, torturato, ucciso, il suo corpo fu ritrovato il 03.02.2016”.

Ma ciò che adesso interessa di più ai genitori è sbloccare l’impasse nella quale rischia di finire il processo a carico dei presunti responsabili dell’omicidio. Nel corso dell’ultima udienza, il giudice delle indagini preliminari ha deciso di riportare la questione nel campo della politica e delle istituzioni, chiedendo al governo di “tentare nuovi contatti con le autorità egiziane”. “In questa fase – ha aggiunto il padre Claudio – penso che nessuno voglia compromettersi, esporsi eccessivamente, con l’eccezione di Roberto Fico, sempre al nostro fianco. È andato da al-Sisi a parlargli esclusivamente di Giulio. Gli altri sono andati, hanno ascoltato e sono tornati dicendo che ‘ci hanno accolto bene’, ma non hanno concluso niente. Anche le conseguenze che erano state invocate da alcune persone, che attualmente occupano posizioni molto importanti, alla fine non hanno avuto nessun seguito. Auspichiamo un Governo che sia più sensibile ai diritti umani e meno alla vendita di armi e che ci possa dare sostegno”.

Dure le dichiarazioni dell’avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, che manda un messaggio diretto ai quattro agenti egiziani: “Sappiano che anche grazie a quanto disposto dal gup non avranno scampo. È una questione di tempo e di determinazione, che non ci manca. A tutte le persone che hanno notizie utili da darmi sul domicilio o la residenza di queste quattro persone, chiedo di farsi avanti e di scrivermi”, è stato il suo appello.

Il presidente della Camera, Roberto Fico, spesso presente agli eventi riguardanti Giulio Regeni, ha inviato un videomessaggio, visto che era impegnato nelle votazioni per il prossimo presidente della Repubblica: “Volevo dirvi che mi dispiace moltissimo non essere lì con voi a Fiumicello – è stato il suo messaggio – Sapete bene quando tenga a esser lì ogni anno, un momento che reputo denso, forte e importante. Saluto di cuore Paola, Claudio e Irene. Sono sei anni che Giulio non c’è più e ci manca davvero tanto. Io ribadisco totalmente e al 100% il mio impegno per la ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni”.

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