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Il greenpass non serve a un cazzo

Il greenpass non serve a un cazzo
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La premessa: come chi segue questo blog (o, in generale, il mio lavoro) saprà, il primo gennaio sono risultato positivo a un tampone covid. Quindi mi sono chiuso in casa come raccomandato dalla SCIENZA e ho raccontato la quarantena in un diario che ho chiamato – con il mio solito guizzo da fantasista – “10 giorni a gennaio”. (A proposito, potete leggere tutte le tavole qui).

Ma siccome il vignettista è come il maiale e di lui non si butta nulla, ho raccontato una delle parti più interessanti dell’esperienza Covid in questa tavola pubblicata da Il Fatto Quotidiano il 15 gennaio 2022. Avrei potuto chiamarla l’undicesimo giorno, per riallacciarmi al diario e fare il verso – senza alcun senso del limite – a “la 25ma ora” di Spike Lee. Ma alla fine ho optato per un titolo che riassumesse il senso della mia esperienza: ‘il greenpass non serve a un cazzo’.

Nella tavola vi racconto la mia esperienza, che però si intreccia a quella di tanti amici e conoscenti che hanno vissuto disagi simili.

E ora, buona lettura.

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