La notizia del giorno, almeno per quanto riguarda le co-conduttrici per il prossimo Festival di Sanremo, è che a presentare la terza serata sul palco dell’Ariston sarà Drusilla Foer. Più che una persona, un personaggio. Incarnato da Gianluca Gori, che ha dato vita a colei che si definisce una “anziana soubrette”.

Drusilla, oltre ad aver popolato cinema, tv e teatro – e oltre ad essere una bravissima attrice – è anche molto seguita sulla sua pagina Facebook. Qui possiamo vederla parlare con le sue amiche immaginarie e discutere dei temi più vari, a volte anche politicamente impegnati. Recentemente, infatti, ha pubblicato un video in cui sbeffeggia i senatori che hanno bocciato il ddl Zan. E in diverse occasioni ha preso posizione su fatti di attualità, schierandosi dalla parte della comunità Lgbt+ e delle donne, contro la violenza di genere.

Tecnicamente Drusilla Foer è una drag queen e la sua partecipazione a Sanremo 2022 è stata accolta con favore dal popolo arcobaleno. Sia perché fan e supporter già pregustano la sua intelligente ironia che, lì sul palcoscenico più famoso d’Italia, diverrà patrimonio collettivo di una società che ha ancora molti passi da fare rispetto a certe tematiche. Sia perché è sempre un bene quando un appartenente al mondo Lgbt+ riesce a conquistarsi uno spazio di visibilità.

Tuttavia, ciò non deve impedirci di esercitare il dovere della memoria. A partire dal contesto. Ricordiamo, infatti, che Amadeus ha fatto diverse gaffe negli anni passati in relazione alla parità di genere, proprio sul palco dell’Ariston. Quando, per presentare Francesca Sofia Novello, disse che una sua importante qualità era quella di saper stare un passo indietro rispetto a un grande uomo (riferendosi al fidanzato Valentino Rossi). E in uno sketch con Fiorello, ancora, proprio lo scorso anno portò in scena un florilegio di luoghi comuni e ammiccamenti sull’omosessualità maschile di cui non si sentiva la reale necessità.

Ovviamente, la presenza di Drusilla Foer lascia ben sperare, proprio per la sua eleganza e la grande capacità di far passare anche temi importanti – sebbene non sia questo il suo mestiere, sul palcoscenico – con leggerezza, ironia e grande intelligenza. Quindi, pur avendo presente un quadro generale non proprio felice, non resta che attendere il prossimo festival e dare il beneficio del dubbio a chi si occuperà della conduzione. Sono sempre un grande fautore, infatti, del cambiamento.

Il dovere della memoria, ancora, non ci esime dal ricordare in quale paese viviamo. Uno tra i più omo-transfobici del mondo occidentale e democratico. La presenza di un personaggio Lgbt+ in televisione non è una novità e non deve far pensare a entusiastiche aperture da parte della tv di Stato. Non è la prima volta, per altro, che drag queen e personaggi dichiaratamente omosessuali hanno partecipato a Sanremo e alle trasmissioni ad esso collaterali, da Platinette alle Sorelle Marinetti, da Rupaul ed Elton John (in quello che fu un memorabile duetto) ad artisti dichiaratamente gay, come Umberto Bindi. E la loro “accettabilità” è inversamente proporzionale al rumore politico che possono fare su quel palco.

Siamo un paese, ricordiamolo ancora, che va in escandescenza quando si gioca col genere, sovvertendone immaginari e ruoli. Come ha fatto più volte Achille Lauro e come hanno fatto lo scorso anno i Mäneskin. Ricordiamo le reazioni stizzite, le polemiche e l’inutile moralismo, ombra oscura di una società con poca morale. Non è un caso, per altro, che alla notizia della presenza di Drusilla Foer all’Ariston due testate tra le più a destra del panorama politico italiano, Libero e Il Giorno, abbiano titolato in modo nel migliore dei casi imbarazzante: “Tra le 5 donne di Amadeus anche un uomo”, il primo. “Un travestito tra le cinque vallette di Amadeus”, il secondo. Evidentemente, proporre la dicitura “drag queen” era uno sforzo concettuale troppo grande, per il lettore medio di centro-destra.

Insomma, la presenza di Drusilla Foer si configura come una scelta artistica e nulla più. Per la sua bravura, per il suo talento, per la sua presenza scenica. E va anche bene così. A fare la differenza, su quel palco, sarà lei. Se e quando l’occasione si presenterà. Il rumore ci sarà, e sarà quello dei benpensanti (a proposito: abbiamo notizie dei Pillon, dei provita, delle terf?) e dei bacchettoni. Ma non facciamo l’errore di credere in una tv di Stato emanazione di un paese migliore di quello che è. La Rai deve ancora fare moltissima strada. I personaggi come Drusilla sono, tuttavia, degli ottimi apripista.

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