Roma è più pulita di come l’abbiamo trovata”. Nella conferenza stampa su “bilancio e prospettive” del progetto di pulizia straordinaria della Capitale, Roberto Gualtieri parte dal bicchiere mezzo pieno. Ma sa anche lui che la missione impossibile lanciata il giorno dopo la sua elezione a sindaco – tirare a lucido l’intera città entro Natale con un investimento da quaranta milioni – è fallita: l’immondizia è sparita soltanto dal centro, mentre le micro-discariche ai bordi delle strade di periferia sono ancora tutte lì. “Ci sono dei tangibili miglioramenti, anche se restano delle criticità in alcune zone”, dice il sindaco, provando a valorizzare i progressi. Gualtieri rivendica che “l’impegno è stato decisivo per evitare una crisi che si sarebbe sicuramente determinata durante le feste per i problemi strutturali e per incremento della produzione dei rifiuti”: “Questo è un punto di partenza, non di arrivo”, dice, “senza questo piano saremmo in una situazione molto peggiore. Nessuno pensava che si sarebbero potuti ottenere i risultati di cinque anni in cinquanta giorni. Tutto si può dire tranne che si sia vivacchiato in questi due mesi: abbiamo messo tutte le nostre energie per la pulizia della città, abbiamo stressato il sistema”. Ammettendo però allo stesso tempo che Roma “non è ancora pulita come merita e come vogliamo che sia”.

Lo dimostra anche il fatto che dai residenti – in particolare quelli delle periferie Est – continuano ad arrivare critiche e lamentele. E la seconda indagine sulla qualità della vita a Roma condotta da Cgil e Federconsumatori, seppur riferita al periodo 21 settembre-12 novembre, rivela che la percentuale di chi giudica il servizio insufficiente o pessimo è passata dall’83,3% del 2020 all’88,1% del 2021. Il comunicato stampa diffuso a margine della conferenza dice che “il piano ha incontrato diverse difficoltà iniziali dovute all’insufficienza degli sbocchi, all’inadeguatezza del meccanismo di raccolta delle utenze non domestiche e alle condizioni di operatività della flotta”. E fissa gli obiettivi di medio-lungo periodo per risolvere il problema dello smaltimento, promettendo “entro cinque anni” la realizzazione degli “impianti necessari alla chiusura del ciclo dei rifiuti per rendere Roma autosufficiente e liberare risorse da destinare al miglioramento strutturale della pulizia e raccolta e alla riduzione della Tari”.

Per giustificare il fallimento del piano di pulizia, il Comune ricorda che “la già scarsa capacità di smaltimento dei rifiuti della Capitale è stata ulteriormente ridotta dallo stop di un impianto in provincia di Frosinone che ha pesantemente rallentato il lavoro durante le prime settimane di raccolta straordinaria, finendo per far concentrare il conferimento nell’impianto di Rocca Cencia (500 tonnellate) e in quello di Malagrotta (1250 tonnellate), per una quantità insufficiente di conferimento rispetto alle circa tremila tonnellate raccolte ogni giorno”. Per quanto riguarda le utenze non domestiche, invece, “la consistente riduzione operata da Ama nella primavera di quest’anno ha determinato una fortissima pressione sulla raccolta ordinaria, dove la maggioranza degli operatori commerciali hanno iniziato a conferire i loro rifiuti nei cassonetti, contribuendo in misura significativa all’ingolfamento della raccolta, al danneggiamento degli stessi e alla creazione di cumuli al loro fianco”.

Nella prima fase della pulizia straordinaria aveva fatto discutere un accordo sindacale firmato dall’azienda dei rifiuti che riconosceva un bonus di 360 euro in busta paga a chi non fosse mai risultato assente per malattia nel periodo 22 novembre-9 gennaio. In seguito alle polemiche, però, il riferimento alla malattia era stato cancellato e il bonus rimasto riservato a chi non si fosse assentato per ferie o permessi. Un incentivo che pare aver sortito il proprio effetto: “Quello che possiamo rilevare è l’incremento delle presenze dell’8% delle prime settimane di dicembre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, legato quasi esclusivamente alla riduzione di permessi, ferie, legge 104, quindi scelte volontarie dei lavoratori”, ha riferito in conferenza stampa l’amministratore unico di Ama Angelo Piazza. “Secondo me Gualtieri ha sbagliato a fare una promessa irrealizzabile, neanche Superman poteva pensare di pulire Roma in tre mesi”, infierisce il leader di Azione Carlo Calenda, sfidante del sindaco alle scorse comunali. “L’errore di Gualtieri è che lui ha provato a fare tutto con Ama, noi volevamo fare una gara straordinaria per prendere una grande azienda che affiancasse Ama per la pulizia dei marciapiedi, delle caditoie dove scola l’acqua e intorno ai cassonetti, perché Ama spesso non pulisce intorno ai cassonetti ma li svuota solamente”, dice a Omnibus su La7.

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