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Quattro Ristoranti, agnolotti “che sanno di sudore di cane”, lumache crude, pezzi di vetro, sputi e capelli nel piatto: scoppia il caos

Il programma cult di Sky Uno condotto da Alessandro Borghese è tornato con una nuova stagione e domenica scorsa è sbarcato ad Asti con una puntata ad alto tasso di scontri al vetriolo tra i concorrenti, che ha innescato un’onda lunga di polemiche e recriminazioni da manuale

di Francesco Canino

Il «capello gate» scuote i fan di Quattro Ristoranti. Il programma cult di Sky Uno condotto da Alessandro Borghese è tornato con una nuova stagione e domenica scorsa è sbarcato ad Asti con una puntata ad alto tasso di scontri al vetriolo tra i concorrenti, che ha innescato un’onda lunga di polemiche e recriminazioni da manuale. Capita in ogni edizione che ci siano dei ristoratori particolarmente litigiosi ma la trasferta astigiana resterà nella “storia” del cooking show. Dopo la messa in onda è infatti scattata una vera e propria shit storm contro uno dei protagonisti, Fabio Fassio, e il suo ristorante, La signora in rosso di Nizza Monferrato, è stato bocciato su Google e Tripadvisor «con pessime recensioni e la temuta 1 stella», come riporta La Stampa.

Lo scontro in punta di menù è stato soprattutto tra Fassio, che gestisce il ristorante assieme alla moglie Elena Romano, e Manuela Scavino, che con la sua Enoteca Gastronomica Civico 15 di Canelli ha vinto la puntata. Quest’ultima ha trovato in un piatto un capello e l’incidente ha innescato uno scontro epico. «Quando abbiamo portato in tavola il piatto, il capello non c’era. Lo si vede benissimo dalla prima sequenza: com’è finito lì?», spiega Fassio, che durante la puntata non ha cambiato il piatto alla collega commensale. «Il capello c’era e se n’è accorto Borghese, non io. Non era il mio perché io sono bionda, era nero. Fabio poteva semplicemente cambiare il piatto e invece se l’è presa a morte», replica la Scavino. A quel punto il duello tra i due ha preso una piega irreversibile, Fassio si è innervosito e ha cominciato a dare giudizi tranchant anche sugli altri colleghi. «Questi agnolotti di coniglio sanno di sudore di cane», ha detto assaggiando il piatto della chef Daniela Solive della Premiata osteria dei fiori, a Cortiglione.

Ma l’apoteosi l’ha raggiunta all’Agriturismo Le Tère Ruse di Mombaruzzo, di proprietà di Gregorio Pic, dove ha letteralmente sputato una lumaca. «Era cruda, ho sentito scrocchiare sotto i denti e istintivamente ho sputato». Ma pare fosse tonno di coniglio, non una lumaca. Tra strategie incrociate, protagonismo spinto e nervosismo sopra i limiti, si è arrivati al colpo di scena finale: Borghese ha assegnato dieci punti ai plin della Scavino, ribaltando il risultato e portandola alla vittoria. Peccato che un’altra concorrente, Daniela Solive, nel ripieno dei plin ci avesse trovato un pezzo di vetro. Che caos. E nella polemica è finito inevitabilmente anche Borghese, in quanto brand ambassador del Consorzio Asti Spumante (uno dei membri del cda è stato accusato di essere uno dei soci del ristorante vincitore, ma è poi arrivata la secca smentita). Secondo La Stampa, lo chef-conduttore alla fine delle riprese avrebbe espresso al sindaco di Canelli il suo disappunto per la rissosità dei ristoratori astigiani. E pensare che è stata tutta colpa di un capello.

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