“In Italia c’è una lunga tradizione di ostilità nei confronti di una garanzia di reddito per i poveri. Sembra sia immorale dare soldi a chi non lavora o lo fa in modo frammentato. Io considero immorale questa posizione”. Ad attaccare è la presidente del Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, Chiara Saraceno, a margine della presentazione di dieci proposte di modifica, ora sul tavolo del governo: da meno paletti per gli stranieri a più soldi alle famiglie numerose, fino allo stop al vincolo mensile di spesa, ma non solo.
“Quanto all’obbligo di spendere tutto, questo è controproducente, anche se volessimo avere un atteggiamento moralistico che non condivido per cui le persone povere dovrebbero essere guidate perché incapaci. Non si tratta di accumulare per comprarsi una barca, ma vogliamo riconoscere alle persone la dignità di essere competenti?”, ha continuato Saraceno nel corso della conferenza stampa, accanto al ministro del Lavoro, il dem Andrea Orlando.
E ancora, ricordando come i nodi siano collegati soprattutto al fatto che “i centri per l’impiego non fossero preparati” : “Solo il 30% dei beneficiari teoricamente occupabili è stato preso in carico e preso in carico non vuol dire che gli è stata fatta un’offerta di lavoro, ma vuol dire che sono stati profilati. Non abbiamo dati certi su chi ha rifiutato il lavoro. In realtà non sono ancora stati sufficientemente intercettati sia per quanto riguarda i Centri per l’impiego sia per i patti di inclusione. Bisogna essere cauti su questa fantasia che ci siano tante offerte di lavoro che vengono rifiutate, ha continuato Saraceno. Per poi concludere: “L’importo medio per famiglia, non per individuo, è meno di 600 euro al mese. Quanti di voi vivrebbero così? C’è poco da scialare o da star seduti su un divano con questo tipo di reddito di cittadinanza“.
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