Una mia studentessa, giovane medico specializzanda, svolge attività di Usca (si tratta dei medici, bardati come palombari, che si recano a domicilio per effettuare visite sui pazienti affetti da Covid). Mi ha raccontato di essere andata a casa di una famiglia no vax composta da cinque persone. Tutti, forse per contagio del figlio a scuola, erano affetti da Covid.

I figli adolescenti erano solo leggermente sintomatici, i genitori stavano male, ma erano sotto controllo, mentre la nonna si trovava in situazione critica, con polmonite e un’ossigenazione molto bassa. Secondo i parametri clinici doveva essere ospedalizzata. Il figlio si opponeva al ricovero della madre, dicendo alla giovane collega che non credeva al virus, alle terapie e che vedeva lei, medico in visita, come uno schiavo dei Big Pharma.

Dopo un’ora di trattative serrate, di fronte al rischio di morte imminente, l’anziana accettava il ricovero. La giovane collega era sconvolta e soprattutto arrabbiata per essersi sentita additare come venduta a qualche casa farmaceutica.

Ho cercato di tranquillizzarla mettendo in evidenza che l’interesse dei Big Pharma, a dispetto di tutte le inchieste giornalistiche o dei ragionamenti dei non addetti ai lavori, sarebbe esattamente il contrario della somministrazione del vaccino. Facendo due conti se una persona si vaccina porta alle case farmaceutiche circa 40 euro lordi (20 ogni dose, tralasciando il vaccino in disuso che costava 2 euro), 60 se ci sarà la terza dose. Al contrario se un paziente si reca in ospedale per Covid in una degenza, mediamente di 30 giorni, consumerà prodotti dei Big Pharma da un minimo di 3mila euro a cifre molto più elevate. Se avrà la sventura di finire in terapia intensiva la somma passerà a decine di migliaia di euro.

L’interesse economico dei Big Pharma, insomma, sarebbe quello che nessuno si vaccinasse, che gli ospedali, come l’anno scorso, fossero pieni e che a domicilio si usassero terapie poco efficaci.

I farmaci propagandati dai no vax da chi sono prodotti? Forse da “chiamiamoli” Little Pharma? No. In stragrande maggioranza sono nei prontuari dei Big così come le cannule, i cateteri, le Tac, i letti della terapia intensiva, le fleboclisi, i presidi ospedalieri, quelli per i medici.

Capisco che qualcuno obietterà che il vaccino si fa a milioni di persone sane che forse non incorrerebbero nel virus. Certo, se non si crede nella pandemia “sprecare” qualche decina di euro a testa è un delitto… Ma se si vedono i dati di realtà emerge che l’interesse economico dei produttori di farmaci sarebbe quello di avere milioni di non vaccinati, di conseguenza migliaia di persone al giorno ricoverate con necessità di pillole, Tac, esami, fleboclisi, cateteri, etc.

Il fatto che in questi ultimi tempi i medici, dopo una iniziale simpatia per il loro operato “da eroi”, siano bollati negativamente è espressione di una rabbia inconscia non razionale. Visto che la malattia c’è, le morti pure, i danni economici ancora bruciano, ecco che deve comparire un capro espiatorio: la classe medica in toto che non ha miracolosamente risolto la pandemia. Non voglio affermare che i medici siano tutti santi, ma non è possibile che si pensi che chi lavora al pronto soccorso o in ospedale sia uno prezzolato da chissà quali case farmaceutiche.

Recentemente in Emilia alcune auto dei medici che lavorano nell’importante servizio di assistenza domiciliare hanno ricevuto danni ingenti con pneumatici forati. La rabbia si sfoga su chi si prodiga per la salvezza delle persone.

Voglio spezzare una lancia anche nei confronti dei medici che non vogliono vaccinarsi: credo sia ingiusto impedire loro di svolgere ogni lavoro, sospendendoli dagli ordini professionali; poteva essere necessario esentarli dal contatto nei reparti ma, a mio avviso, sarebbe stato corretto consentire loro di svolgere la libera professione con il green pass (concesso per due giorni a chi fa il tampone), assistendo pazienti informati sul fatto che loro non sono vaccinati.

Insomma, non solo per corporativismo, ma per una visione d’insieme della realtà sanitaria credo che queste manifestazioni di intolleranza verso l’attività del medico, che in scienza e coscienza professionale cerca di aiutare il paziente (favorevole o contrario al vaccino che sia) siano da rigettare. Si tratta di proiezioni inconsce in cui si incanalano la rabbia e la frustrazione represse.

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