Anche le assicurazioni straniere dovranno aderire al risarcimento diretto. Lo prevede il ddl concorrenza fresco di approvazione in base al quale anche le imprese con sede legale in altri Stati membri sono obbligate ad aderire alla procedura di risarcimento attiva dal 2007. L’obiettivo dichiarato è di eliminare un potenziale trattamento discriminatorio a danno delle imprese italiane, ma le associazioni di consumatori sono in fermento perché temono un rincaro dei premi assicurativi.

Il Movimento Consumatori per esempio ritiene che l’estensione dell’obbligo di adesione al risarcimento diretto finisca paradossalmente con l’aggravare l’attuale situazione di oligopolio e “presenta gravi criticità in termini di anticoncorrenzialità e abuso di posizione dominante”, si legge in una nota diramata nei giorni scorsi.

Il risarcimento diretto, particolarità solo italiana, prevede che in caso di sinistro stradale (in alcune determinate situazioni: sinistro avvenuto in Italia; urto tra soli due veicoli, ecc.) a risarcire non sia la compagnia di assicurazione del responsabile civile bensì quella del danneggiato, spiega l’associazione. Secondo la quale “tale procedura crea una serie di storture già segnalate in varie occasioni”. Tanto che il segretario dell’associazione Alessandro Mostaccio chiedeva al contrario che il risarcimento diretto venisse superato a favore di un ritorno “ad un sistema di responsabilità civile pura, dove ‘chi rompe paga’ ovvero una situazione di maggior tutela del consumatore-danneggiato che attualmente il sistema non è in grado di garantire”.

A parere di Sonia Monteleone, responsabile settore Assicurazioni MC, poi, “il primo effetto che maggiormente graverebbe sui consumatori sarebbe l’aumento del costo del premio di polizza; per non parlare poi del proliferare incontrollato di clausole inconferenti con l’oggetto del contratto di RC Auto che prevedono decurtazioni illegittime sull’importo del risarcimento che deve sempre rimanere integrale”. Secondo il Movimento Consumatori, in pratica, le compagnie straniere esentate dall’obbligo aiutano la concorrenza essendo “libere di attuare tariffe più basse e competitive”.

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