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Virginia Stagni, la più giovane manager del Financial Times: “Basta giornalismo polveroso, servono imprenditori delle news”

La manager più giovane del Financial Times racconta questo ed altro nel suo "Dreamers Who Do”: Il giornalismo non deve essere per forza quel mondo polveroso a cui siamo abituati. Noi giovani abbiamo il dovere di ‘farlo a pezzi’, entrare nelle redazioni con le nostre competenze trasversali e immaginarlo non più come una cosa vecchia, ma come un brand a tutti gli effetti". Così in una intervista all'Huffington Post

di F. Q.

Chi è, oggi, il giornalista? Una domanda che il tempo in cui viviamo ha reso di difficile risposta. Virginia Stagni, 28 anni, la manager più giovane del Financial Times, racconta questo ed altro nel suo “Dreamers Who Do”. Il mondo delle news cambia ed è necessario che cambino anche i suoi protagonisti: “Il giornalismo non deve essere per forza quel mondo polveroso a cui siamo abituati. Noi giovani abbiamo il dovere di ‘farlo a pezzi’, entrare nelle redazioni con le nostre competenze trasversali e immaginarlo non più come una cosa vecchia, ma come un brand a tutti gli effetti. Ai giornali, oggi più che mai, servono manager umanisti”. Così all’Huffington Post, Stagni dà l’idea di quanto profonda e radicale sia la trasformazione oggi necessaria per fare informazione, anzi, per “reggere un giornale”: “Non è richiesto un background preciso, non esiste un tesserino per delineare la figura dell’imprenditore delle news. Può essere anche un giornalista che si evolve. La marcia in più è il suo saper guardare all’industria, gestire un giornale come se fosse un brand. Non badare più ai competitors diretti, alla guerra tra testate rivali. Bisogna saper guardare ai trend con una logica da market placement. In un mondo caotico ed incerto, il giornalismo deve abbracciare il cambiamento e adattarsi…”, spiega ancora. Ma chi è il suo “sognatore che fa”? (titolo del libro, ndr): “Esploro miti e storie, dalla Caverna di Platone al Cigno Nero di Taleb, da Leonardo da Vinci a Giuseppe Garibaldi, da Adriano Olivetti a Steve Jobs. Nell’ultimo caso, ad esempio, sappiamo che Steve Jobs è stato ispirato da una grande figura, quella di Adriano Olivetti. Entrambi apprezzavano il mondo del design, entrambi erano visionari, ma non utopisti. Entrambi sono l’esempio di persone che fanno, sognano e fanno, che non si limitano ai proclami, ma si mettono con le mani in pasta convinti di volere e potere cambiare le cose e avere un impatto. Allo stesso modo un manager dell’informazione deve essere determinato ad agire: deve avere una visione, ma avere anche la capacità di sconvolgere e ribaltare le politiche interne”.

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