Dopo la disavventura con Parler, finita offline per averlo ospitato, Donald Trump ci riprova. E questa volta vuole fare tutto da solo. L’ex presidente degli Stati Uniti ha annunciato il lancio di Truth, il nuovo social network dal quale tornerà a parlare ai suoi sostenitori. Una piattaforma di proprietà con cui il tycoon, bandito da Facebook e Twitter dopo l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio, promette di “resistere alla tirannia dei big tech“.

Come riporta Usa Today, il portale sarà di proprietà del gruppo Trump Media & Technology e debutterà a novembre su Apple Store in una versione di prova accessibile a una ristretta cerchia di “ospiti invitati“. Il lancio al grande pubblico avverrà invece nel primo trimestre del 2022. Tra le funzionalità del social network, anche un servizio di video on demand in abbonamento che servirà a trasmettere una programmazione di intrattenimento al pari di una vera e propria tv privata. “Sono entusiasta di poter inviare il mio primo ‘Truth’ su Truth Social molto presto”, ha riferito Trump in una nota giocando sul significato del nome, che in inglese significa ‘verità‘. “Viviamo in un mondo dove i Talebani hanno una presenza enorme su Twitter, ma il vostro presidente americano preferito è stato messo a tacere. Questo è inaccettabile”, ha aggiunto il miliardario.

Il lancio di Truth rappresenta solo l’ultima tappa della lunga battaglia personale ingaggiata da Trump contro i social network colpevoli, a suo dire, di averlo “messo a tacere“. A inizio anno Twitter e Facebook avevano infatti sospeso il profilo dell’ex inquilino della Casa Bianca in conseguenza dei fatti accaduti il 6 gennaio 2021, quando i suoi sostenitori hanno assaltato la sede del Congresso degli Stati Uniti incitati dalle accuse di brogli elettorali che lui stesso aveva diffuso attraverso internet. Una decisione, motivata dal “rischio di altro incitamento alla violenza” da parte di Trump, che ha alimentato per mesi accesi dibattiti in tutto il mondo e alla quale il miliardario ha risposto a luglio facendo causa alle piattaforme per aver silenziato in modo illegale le posizioni conservatrici.

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