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Banksy, torna all’asta la sua opera che si autodistrusse: oggi il prezzo di “Girl with a balloon” è 6 volte più alto di quello dell’originale

La notizia è che il quadro, dopo aver abbellito per 36 mesi la casa dell’acquirente, torna un’altra volta all’asta. Forte del clamore dell’evento di allora, il collezionista ha deciso di far fruttare tutto il clamore mediatico di quell’evento, fissando come base un prezzo di quasi 6 volte superiore

di Simona Griggio

L’inizio di questa vicenda risale a tre anni fa. Era il 6 ottobre e da Sotheby’s, la casa d’aste londinese più famosa al mondo, il banditore aveva appena percosso il banco con il martelletto. Un milione di sterline per Girl with a balloon, una delle opere più celebri di Banksy, l’autore senza volto che da anni attraversa i territori dell’arte contemporanea destando sorpresa, fascinazione, attesa. Pochi istanti dopo l’assegnazione la famosa tela spariva per metà, grazie un meccanismo nascosto alla cornice, che la triturava. Con gli occhi sgranati la platea dei compratori guardava attonita finire a striscioline una delle opere più conosciute dell’artista e, come si dice oggi, iconiche. Vernice spray e acrilico su tela e tutt’intorno un’intelaiatura dorata molto spessa. Perché così spessa? Lo si è scoperto proprio in quella circostanza.

La notizia è che il quadro, dopo aver abbellito per 36 mesi la casa dell’acquirente, torna un’altra volta all’asta. Forte del clamore dell’evento di allora, il collezionista ha deciso di far fruttare tutto il clamore mediatico di quell’evento, fissando come base un prezzo di quasi 6 volte superiore. E poco importa se la bambina che guarda il palloncino a forma di cuore sia stata ormai destrutturata dalle implacabili lame nascoste, che penzolano dal lato inferiore della cornice. Il palloncino invece si è salvato dalla furia distruttrice e continua a volare intatto. Ma, è questa la cosa più importante, è l’opera stessa a essere considerata conclusa così. Dipinta e poi semi disintegrata: una performance dal gusto beffardo e provocatorio. Non per nulla il Guardian scisse: «Banksy ha fatto quello che potrebbe essere lo scherzo più audace nella storia dell’arte con uno dei suoi lavori più conosciuti».

Certo, nessuno inventa mai nulla nell’arte. E Banksy si è ispirato a una frase di Pablo Picasso: “Anche il desiderio di distruggere è un desiderio creativo”. Quella del 2018 è stata però la prima volta in cui un’opera si è autodistrutta in una casa d’aste durante la vendita. Come siano andate le cose ancora non è chiarissimo. Lo stesso Banksy, dall’anonimato che lo ha sempre contraddistinto, ha fatto sapere con un video che le cose non dovevano andare proprio così, che tutta l’opera doveva essere distrutta ma che il meccanismo si era inceppato, risparmiandola per metà. Così come, complice la riservatezza garantita dalle case d’asta, nessuno ha mai saputo se lui fosse presente in quel momento azionando il meccanismo. La tempestività dell’azione lo fa sospettare. Anche se Sotheby’s ha sempre respinto tutti i sospetti di una combutta per creare l’evento: “Vi pare che chi ha iniziato con i graffiti sui muri di Bristol possa venire a patto con i mercanti d’arte?”. Lui, l’uomo senza volto, è infatti considerato uno dei maggiore esponenti della street art. Di certo le sue opere trasformano il contesto in cui si pongono in luogo di riflessione.

Non c’è mai certezza. Anzi, il corredo di mistero e di giallo che accompagnano le sue opere farebbe comunque parte di una strategia comunicativa. La stessa che adesso riporta il quadro, nella versione danneggiata “ad arte”, a essere di nuovo battuto all’asta il prossimo 14 ottobre. Sempre da Sotheby’s. Stavolta si parte da un prezzo stimato che va dai 4 ai 6 milioni di sterline. Non male come investimento. In questa settimana, tanto per attrarre nuovi collezionisti viene organizzata una speciale esposizione dell’opera. Perpetuando la fama dell’autore senza identità. Chi ha provato a scavare e a indagare suggerisce che si possa trattare di Robert Del Naja dei Massive Attack, la band che ha fondato il trip hop ed è originaria, guarda caso, di Bristol. Ma anche questa teoria non è mai stata accertata. Forse anche gli indizi che portano al musicista sono parte del beffardo depistaggio.

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