È stato archiviato dal giudice per le indagini preliminari di Roma il procedimento per diffamazione aggravata nei confronti di Elio Lannutti, senatore ex M5s e ora nel gruppo misto, aperto in seguito alla querela sporta dalla presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Al centro dell’accusa i post social in cui, il 20 gennaio del 2019, Lannutti aveva citato i “protocolli dei Savi di Sion” come manifesto per “soggiogare e dominare il mondo” redatto dal “Gruppo dei Savi di Sion” e da “Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale”. Cioè un falso documento creato nei prima anni del Novecento dalla polizia segreta dello zar per alimentare l’odio contro gli ebrei, attribuendo loro un complotto per sottomettere il mondo con la massoneria. Il giorno successivo il politico si era scusato affermando di non avere “alcuna volontà di offendere alcuno. Condividere un link non significa condividere i contenuti, da cui comunque prendo le distanze”, spiegava.

“Le affermazioni o condivisioni di post da parte dell’onorevole Lannutti, in qualità di senatore della Repubblica”, premetteva il pm Erminio Amelio nella richiesta di archiviazione datata febbraio 2020, risulterebbero “in ogni caso coperte dalla causa di non punibilità di cui all’articolo 68 della Costituzione”, cioè dall’immunità parlamentare. Tuttavia, prosegue, “ritiene questo ufficio la non sussistenza dell’ipotizzato reato” in quanto “le espressioni utilizzate risultano prive di espressioni offensive, non risolvendosi in alcun modo in un attacco personale e gratuito” e perciò “la condotta dell’indagato si inquadra nel diritto di critica“. Il senatore esprime soddisfazione e si dice pronto a intentare “una class action contro tutti quelli che mi hanno rivolto queste ingiuste infamie. Sono stati due anni e mezzo di sofferenza terribile per me che ho speso una vita a combattere anche l’antisemitismo. Non credano di passarla liscia”, dichiara.

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