“Sono in arrivo possibili crisi di alcune piccole banche in Italia e, in assenza di interventi, la Banca d’Italia è pronta a intervenire”, ha affermato oggi il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco all’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana (Abi). Visco ha spiegato che gli istituti per i quali la vigilanza ha rilevato situazioni “anche gravi, di fragilità”, “stanno per ricevere le nostre considerazioni sugli interventi da effettuare”: Senza “chiare prospettive di rilancio e a fronte di inerzia degli organi dirigenti e della compagine sociale, potremo dovere assumere” come “fatto negli ultimi mesi, misure a tutela dei depositanti, per contrastare l’innesco di crisi”.

La Banca d’Italia, ha continuato il governatore, “segue da vicino” alcune banche nei “piani di ristrutturazione e possibili operazioni di aggregazione“, “non certo per guidarne l’esito secondo programmi prestabiliti, ma per assicurare che esso conduca a intermediari più solidi e, quindi, maggiormente in grado di sostenere l’economia e favorirne il ritorno su un sentiero di crescita elevata e duratura”. Visco ha poi detto che “siamo anche impegnati nella valutazione delle possibili soluzioni ai casi di crisi che riguardano alcuni banche di medie-grandi dimensioni, alle prese con processi di recupero e risanamento”. Visco non pronuncia mai il nome Monte dei Paschi di Siena ma difficile immaginare che il suo pensiero non corra ai colli toscani.

Il numero uno di Banca d’Italia ha invitato le banche più deboli dal punto di vista reddituale a ridurre i costi altrimenti per loro “resta unicamente l’integrazione con altri intermediari dotati di livelli di efficienza più elevati, senza la quale sarebbero concrete le prospettive di uscita dal mercato. Spesso i percorsi di risanamento non possono prescindere da una riduzione dei costi, anche quelli del personale“, Tuttavia, ha sottolineato. “mentre gli intermediari più grandi hanno da tempo intrapreso un percorso di razionalizzazione, quelli più piccoli incontrano difficoltà a ridurre il personale oltre una certa soglia, anche per l’esigenza di presidiare le funzioni critiche”

Quanto poi alle nuove regole sulla classificazione dei crediti bancari il governatore Visco è tornato a escludere un impatto rilevante sui crediti per le banche. “Le informazioni raccolte presso un campione di grandi banche italiane che hanno cominciato ad applicare le nuove norme all’inizio dell’anno indicano che, nonostante la congiuntura avversa, le conseguenze sui bilanci bancari sono state effettivamente modeste“. Certo, riconosce il governatore “ei prossimi mesi la probabile emersione di nuove perdite su crediti potrebbe riportare il Roe (Return on equity, indicatore che esprime il rendimento di un investimento nel capitale di una banca, ndr) su valori più contenuti.

Poi l’occhio di Visco si volge ai risparmi degli italiani. I depositi bancari accumulati dalle imprese durante la pandemia potranno essere utilizzati nei prossimi mesi attraverso prodotti di risparmio gestito “verso l’attività produttiva anche sotto forma di capitale di rischio”. E’ quanto auspica il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco all’assemblea dell’Abi chiedendo un impegno delle banche “al necessario riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese proponendo alla clientela, nel rispetto attento della normativa a tutela dell’investimento al dettaglio, prodotti di risparmio gestito“. Visco ha ricordato come Lo scorso maggio i depositi “delle imprese avevano raggiunto quasi 460 miliardi, quelli delle famiglie 900, rispettivamente il 16 e il 7 per cento in più rispetto a dodici mesi prima”.

“Risparmiatori investano in azioni e obbligazioni convertibili” – Stessa musica era stata suonata poco prima dal padrone di casa, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. “Le banche sono in prima fila” per costruire, dopo la fine della pandemia, “una nuova fase economica, sociale e civile, per un nuovo possibile “miracolo economico”. ha detto Patuelli nel suo intervento sottolineando come per “gli imponenti investimenti” necessari si debba “incentivare i risparmiatori italiani ad investire non solo in Titoli di Stato, ma anche in obbligazioni convertibili e in azioni“, “distinguendo fiscalmente gli investimenti a medio e lungo termine dei “cassettisti”, che non debbono essere equiparati agli speculatori”.

“Questa riforma – ha spiegato il presidente dell’Abi – rafforzerebbe i risparmiatori, le imprese italiane, frequentemente gracili, e lo Stato. Oggi il tasso medio di rendimento sui depositi in conto corrente è lo 0,03%, gravato dal 26% di imposte. Il gettito per lo Stato è irrilevante”. “Se i risparmi venissero fiscalmente agevolati, con aliquote progressivamente ridotte in proporzione alla durata degli investimenti, mediamente più redditizi dei depositi in conto corrente, l’aumento dei rendimenti remunererebbe maggiormente i risparmiatori e lo Stato”.

“Elevata esuberanza sui mercati. Possibili repentine correzioni” – Poco dopo gli interventi di Visco e Patuelli il responsabile della vigilanza della Banca centrale europea Andrea Enria prendeva la parola davanti alla Commissione Finanze del Senato. “Sono molto preoccupato perché in questo momento c’è un’elevata esuberanza nei mercati finanziari, soprattutto in alcuni segmenti che si sono nutriti di un’elevata leva da parte dei principali operatori, che non sono direttamente le banche ma spesso finanziati dalle banche stesse e questo tipo di fenomeno rischia di dare vita a perdite significative per le banche nel caso ci siano correzioni repentine nelle valutazioni di queste attività”. Secondo Enria le citate correzioni repentine “sono assolutamente possibili non solo se ci fosse una recrudescenza dei contagi, ma anche in caso di aggiustamento delle aspettative da parte degli investitori, riguardo all’inflazione e quindi a un possibile aggiustamento nel medio termine del tasso di interesse”. E “questo è un vero rischio”, ha detto l’esponente Bce.

“Ritengo che sia cruciale, ora più che mai, che le banche monitorino e rilevino correttamente il deterioramento del rischio di credito quando si verifica”, ha sottolineato Enria avvertendo che “rinviare l’applicazione delle regole che ci siamo dati o snaturarle, per quanto eccezionale possa sembrarci questa crisi, nuocerebbe ai bilanci delle banche e alla loro capacità di erogare credito, ostacolerebbe la nostra capacità di tenere sotto stretta osservazione le dinamiche del rischio di credito e rischierebbe di minare la credibilità del nostro sistema unificato di norme prudenziali”. Infine Enria ha invitato l’Italia a “Mettere mano per quanto possibile ai processi di giustizia civile e ai tempi della giustizia civile che sono un vero peso per il sistema bancario italiano in confronto con i suoi competitori nell’area dell’euro”. Per Enria quindi ben venga “ogni riforma che possa accorciare i tempi della giustizia civile e favorire tempi di recupero più rapidi dopo un default”.

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