La didattica a distanza ha lasciato molti feriti sul campo di battaglia della scuola. Il ministero dell’Istruzione non ha ancora elaborato i numeri ufficiali ma ai vertici di viale Trastevere sono consapevoli che i bocciati quest’anno sono superiori all’anno 2018/2019 (quando alle superiori la media era di due promossi su 3). Dai collegi docenti svolti in questi giorni da tutti gli istituti, di ogni ordine e grado, emerge un dato che non lascia spazio a fraintendimenti: nella scuola dell’obbligo sono aumentate le non ammissioni, soprattutto alle medie ma anche alla primaria. Alla secondaria di secondo grado, invece, piuttosto che bocciare si è scelta la strada del debito evitando di fermare gli alunni.

A pagarla sono stati soprattutto i ragazzi del biennio delle superiori, i bambini delle prime classi delle elementari e quelli delle medie che dovevano essere fermati lo scorso anno ma che grazie alla decisione dell’allora ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina di ammettere tutti, hanno continuato il loro percorso scolastico pur non avendo i requisiti necessari per affrontarlo. Nessun preside se la prende con il nuovo inquilino di viale Trastevere, Patrizio Bianchi, che ha reintrodotto la possibilità di non ammettere gli studenti alla classe successiva ma nemmeno attaccano Lucia Azzolina, consapevoli che l’emergenza pandemica ha preso alla sprovvista la scuola. Il confronto, chiaramente, va fatto con l’anno scolastico 2018/2019 e in molti casi emerge che l’incremento dei bocciati c’è stato.

La previsione che possiamo fare è che non si tratta di un aumento notevole ma comunque significativo e chiaramente dettato dalla didattica a distanza. Il più pessimista tra tutti è Cesare Moreno che il maestro non lo fa a scuola ma tra le strade di Napoli: “E’ indubbio che il numero dei non ammessi di quest’anno sarà raddoppiato rispetto all’anno prima del Covid. Proprio oggi ho parlato con una ragazzina che aveva recuperato ma non è stata ammessa per i giorni di assenza. Non c’è stata da parte degli insegnanti alcuna considerazione nei confronti di questo periodo davvero speciale. I docenti italiani hanno la testa fatta male e non sanno lavorare insieme nemmeno di fronte a decisioni importanti come quella di fermare o meno un allievo. In nome della parità di trattamento tagliano teste”. Moreno non nasconde nemmeno un altro fenomeno: “Bisogna dire che molte promozioni sono state fatte solo per mostrare i numeri positivi della propria scuola”.

A confermare la riflessione di Moreno sono presidi della Sardegna, dell’Emilia Romagna, della Lombardia e della Sicilia. Un fenomeno che non ha distinzioni tra Nord e Sud. Fabiola Martini dirige l’istituto comprensivo “Diaz” di Olbia e ritiene scontato il fatto che quest’anno ci sia stata qualche bocciatura in più: “Abbiamo pagato lo scotto della chiusura fatta l’anno scorso e della promozione per tutti. Abbiamo mandato avanti alunni che non avevano i prerequisiti necessari e alla fine si è arrivati alla resa dei conti”. Dalle parole ai numeri dell’istituto comprensivo uno di San Lazzaro (Bologna) guidato da Daniela Turci: se nel giugno 2019 nessuno alle medie era stato bocciato, quest’anno i professori hanno preferito fermare quattro ragazzi che avevano un numero di assenze superiore a quello previsto dai regolamenti della scuola: “La scuola ha fatto il possibile. Ha chiamato i genitori; ha fatto intervenire i servizi sociali. I vigili sono andati a casa delle famiglie ma alla fine questi alunni non sono tornati in classe”, racconta la preside.

Anche all’istituto “Giovanni Falcone” nel quartiere Zen di Palermo il quadro di quest’anno è a tinte fosche rispetto al passato. A confermarlo è la dirigente Daniela Lo Verde, contraria alle bocciature ma costretta a fronte dei danni lasciati da questi due ultimi anni a fermare dei bambini di seconda elementare: nel 2018/19 nessun bocciato così nel 2017/18; quest’anno ben sei bambini di seconda sono stati fermati. Si tratta di alunni che a sette anni non sapevano ancora leggere e scrivere. “Fare una vera e propria didattica in questi due anni è stato complicato. Spesso abbiamo chiesto ai genitori di fare i maestri ma non tutti erano in grado”. Stessa musica alle medie del “Falcone”: cinque bocciati mentre nel 2018/2019 neanche mezzo.

In un’altra periferia d’Italia, alla “Morvillo” di Tor Bella Monaca a Roma, la preside Valeria Sentili, ha scelto di promuovere comunque tutti ma mettendo in atto anche nella scuola dell’obbligo il modello delle superiori ovvero la promozione con debito: “Le nostre classi sono state chiuse parecchio tempo, non potevamo non tenerne conto. Devo ammettere comunque che le segnalazioni alle famiglie sono state parecchie”. La preside non nasconde anche una certa prudenza: “In un anno come questo era facile anche avere molti ricorsi al Tar di fronte alla bocciatura”.

Alle superiori è andata meglio sulla carta ma anche in questo caso i bocciati sono stati soprattutto i ragazzi del biennio o di terza. “Chi in prima, lo scorso anno, è stato promosso grazie a San Covid ora si è ritrovato a essere fermato. Così alcuni alunni di terza. Di là della pandemia va ripensato l’orientamento alla scuola media”, spiega Giovanna Mezzatesta a capo del liceo “Bottoni” di Milano dove sono stati bocciati 40 alunni a fronte dei 32 del 2018/2019. D’accordo con la dirigente Milanese è anche il preside Alfonso D’Ambrosio dell’ Istituto comprensivo di Lozzo Atestino.

C’è poi chi come Domenico Di Fatta che dirige il liceo “Regina Margherita” a Palermo che pur d’accordo con il ministro di reintrodurre la possibilità di bocciare, ammette: “Mi aspettavo meno bocciature, forse sarebbe servita più clemenza anche quest’anno”. Alla secondaria di secondo grado è stato l’anno dei recuperi formativi più che delle stroncature. Lo sa bene Cristina Costarelli, numero uno del “Newton” di Roma: “Sono aumentati i debiti non le non ammissioni. Si è cercato di salvare gli studenti con la seconda chance”. Tuttavia, osservando i numeri dei ragazzi rimandati, anche nel liceo della Costarelli la mannaia ha colpito nelle seconde. Infine c’è persino chi, grazie alla pandemia, è riuscito a mettere in atto una politica educativa e una programmazione didattica che ha permesso una diminuzione dei bocciati.

E’ il caso dell’istituto “Marco Polo” di Firenze: nel 2018/2019 erano stati fermati 115 ragazzi, quest’anno 103. I sospesi a giugno di due anni fa erano 336, ora il dato è calato a 183. “Siamo stati un po’ più severi dell’anno scorso ma comunque generosi vista la situazione”, dice il preside Ludovico Arte. Soddisfatta anche Laura Biancato dirigente dell’ “Einaudi” di Bassano del Grappa: nel 60% delle classi ci sono stati uno o due bocciati in media. Il resto tutti promossi. E rispetto a due anni fa i numeri sono migliori. “Abbiamo messo in campo tutto quello che abbiamo potuto per sostenere i ragazzi: cento ore di tutoraggio settimanale sono valse a qualcosa. Abbiamo anche derogato del limite di assenze del 25% arrivando al 50%”, spiega la capo d’istituto.

Dal Veneto al liceo “Danilo Dolci” di Palermo dove anche il preside Matteo Croce è contento: “Abbiamo messo in atto azioni incisive per contrastare l’abbandono scolastico e il disagio e i risultati non sono mancati. Abbiamo persino meno bocciati rispetto al passato”. Una sola osservazione: il prezzo più alto l’hanno pagato le seconde anche in questo caso.

A luglio dovrebbero arrivare i dati ufficiali del ministero ma a non preoccuparsi è il presidente dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, unica voce fuori dal coro: “Non ci saranno più bocciati rispetto a due anni fa perché i docenti hanno tenuto in considerazione gli sforzi richiesti ai ragazzi e il contesto eccezionale di questi ultimi due anni dove si è fatta scuola in maniera altalenante. La percentuale di ragazzi dei non ammessi forse avrà il segno più davanti alla cifra ma non vi sarà un sostanziale incremento”. Il capo dei presidi difende a spada tratta la sensibilità dei docenti e dei colleghi.

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