Gianluca Barbera è a metà di un viaggio personale, a mio avviso, come uomo prima che come scrittore. Leggendo Mediterraneo, il romanzo che ha appena pubblicato con Solferino (pp.232, euro 17), ne ho avuto la conferma. La trama è inquietante, Barbera non ha trascurato questo margine: malgrado sia un letterato raffinatissimo, ha capito molto bene che la trama non è secondaria a un linguaggio illuminato. Un padre parte alla ricerca del figlio, Grecia, Turchia, Israele. Un viaggio che diventa una ricerca mistica, il regesto di un passato eletto dal mito che ne scandisce il Pensiero, le congiunzioni di filosofie etiche e culti pagani, il mito, la contemporaneità che vi fa incursione di tanto in tanto con le sue ombre.

Gianluca Barbera però affronta una partita molto personale, io ritengo con se stesso, un po’ mi sembra di conoscerlo. Uomo dalla curiosità bulimica, la sua conoscenza delle cose è bulimica. Intellettuale anacoreta o eretico, mi permetto di definirlo così, l’eresia è il dubbio a ogni dogma che rifiuta di assumere, un’opinione finanche una ideologia; scrittore, certo, ma è stato persino un editore. Uno di quei soggetti rari che ha il tarlo di una verità da indagare e ci starà una vita intera, nel dissidio e nell’inquietudine; una qualche verità, esplorarla, con la certezza di non guadagnare molto, soltanto altra curiosità, una contesa che non diventerà più (per noia) una dialettica con i coevi; diventerà al limite tempra nel linguaggio.

Oramai Gianluca Barbera è uno scrittore pluritradotto nel mondo, conquista affatto scontata. Difficile, molto difficile, raggiungere taluni mercati. La letteratura di fatto prima o poi lo diventa, insomma è anche il caso di finirla con quella bella favoletta dello scrittore incompreso disinteressato al mondo. Sono stupidaggini, Barbera scrive e deve essere letto e tradotto, e ha lavorato perché accadesse ed è accaduto. A volte si prende delle pause lunghissime, non improduttive. La scrittura la usa in diverse forme. Riesce a economizzare il tempo, investirlo bene.

Pubblica con un ritmo molto serrato negli ultimi tempi. Cambia anche i generi; i suoi precedenti ”Magellano” (2018) e “Marco Polo” (2019), entrambi pubblicati per Castelvecchi, erano un concentrato di risorse, romanzo storico e avventuroso, biografia romanzata e non so cos’altro ancora insieme.

Questo impegno continuo e testardo di Barbera è ammirevole, e non si fa bastare il fattore ics che qualcuno chiama genio o talento. Un giorno Gianluca Barbera si è stancato di essere il pensatore e lo scrittore per pochi, esigente, sommo, ma per pochi. Voleva fare di più, entrare nel mercato, il pensiero dottissimo, una penna straordinaria ma al servizio di molti. E questo deve trasformarsi in un dovere morale; l’eccezionalità elargita perché arrivi ai tanti nei modi che si conformeranno di volta in volta, e semineranno, qualcosa alla fine se ne ricaverà.

Vi invito a leggere il suo ultimo romanzo, Mediterraneo, uscito da qualche settimana, e se ne parla già moltissimo. Di Gianluca Barbera sentiremo parlare ancora, statene certi.

Buona lettura

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