Dopo un anno di pausa causa pandemia, a Milano e Roma torna il Pride, la “parata dell’orgoglio” nata dai moti di Stonewall, che il 28 giugno di oltre 50 anni fa diedero il via alla mobilitazione della comunità Lgbtqi. La manifestazione di quest’anno arriva nei giorni in cui imperversa la polemica intorno al ddl Zan, dopo la nota del Vaticano che impugna il Concordato per chiedere all’Italia di modificarlo. Un intervento che su cui ha preso una posizione netta Mario Draghi, che ha ribadito la laicità dello Stato e la libertà del Parlamento.

Presente al corteo milanese all’Arco della Pace, come annunciato nei giorni scorsi, il sindaco di Milano Beppe Sala, che ha detto: “Da cattolico non sono in imbarazzo ad appoggiare il ddl Zan. Penso che la Chiesa ha espresso un sentimento che c’è anche in tanti cattolici, ma personalmente ho due principi fondamentali in politica: uno è che i diritti siano una cosa vera e l’altro è la contemporaneità che ci impone riflessioni su questi temi”, ha aggiunto. Per Sala il ddl Zan – che non deve essere modificato – “è un tema rispetto al quale ora bisogna prendere posizione”. Sul palco anche Alessandro Zan, relatore della legge contro l’omotransfobia, che ricorda come l’Italia sia “un paese dell’Unione europea che ancora non si è dotato di una legge contro i crimini di odio. Questo è molto grave. Stiamo parlando di violenza, di discriminazione, di bullismo. Come ha fatto notare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella se qualcuno viene discriminato per la propria condizione personale cioè solo perché esiste, allora questo è un problema di violazione dei principi di uguaglianza”, aggiunge. “L’Italia deve decidere se stare con i paesi più avanzati che tutelano i propri cittadini o scivolare rovinosamente verso quei paesi come l’Ungheria e la Polonia che stanno smantellando le libertà individuali e democratiche. L’Italia deve decidere di stare dalla parte dei diritti e non dalla parte delle discriminazioni”.

Lo scontro politico entra negli slogan del corteo romano partito da Piazza Vittorio, animato da bandiere arcobaleno, mascherine rainbow e una folla che chiede a gran voce il riconoscimento dei propri diritti. “Basta col gender, basta vergogne, omofobi fascisti tornate nelle fogne”, gridano alcuni manifestanti. Ad aprire la parata anche un Cristo Lgbt con corona di spine, stimmate colorate e lenzuolo arcobaleno dietro la scritta ‘Orgoglio e ostentazione’, tra musica, balli e slogan le bandiere del Circolo Mario Mieli e di tantissimi altri gruppi e associazioni del mondo Lgbt. Tra gli slogan scanditi da un gruppo di giovanissimi anche “Vaticano vaff…’. ‘Italia Stato laico, Vaticano Stato invasore’. “Siamo finalmente qui – ha detto un rappresentate delle “Famiglie Arcobaleno” -. Dopo due anni si ritorna al Pride in piazza. Questo è un momento particolare perché noi, come movimento, chiediamo l’approvazione immediata del Ddl Zan. Per noi è fondamentale che si riparli della situazione dei nostri figli, e chiediamo il riconoscimento dei nostri figli alla nascita. Noi siamo genitori in coppia gay o lesbiche e molto spesso solo uno è il genitore legale, e l’altro non viene riconosciuto. Chiediamo che i nostri figli abbiano due genitori pienamente riconosciuti”.

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