A oltre un mese e mezzo dalla decisione, per decreto, dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario scattano le prime sospensioni per gli operatori che ancora non si sono immunizzati contro il coronavirus. La stragrande maggioranza degli esperti riteneva e ritiene tuttora inaccettabile che chi fosse in prima linea nelle strutture sanitarie rifiutasse il vaccino anti Covid e così il governo aveva imposto l’obbligo. Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla struttura del commissario per l’emergenza Covid-19, Francesco Figliuolo, sono 45.753 mila gli operatori sanitari “in attesa di prima dose o dose unica” di vaccino, il 2,3% del totale di 1,9milioni. Una percentuale all’apparenza piccola, ma grandemente importante per ruolo e funzione di questi camici bianchi e infermieri riluttanti o peggio no vax. In questi giorni sono arrivate le prime sospensioni da parte delle Asl. In questo lasso di tempo gli Ordini professionali, gli ospedali e le Rsa hanno fornito e stanno ancora fornendo i nominativi di tutti i medici e gli infermieri delle diverse strutture sanitarie.

In Friuli Venezia Giulia gli operatori sanitari non vaccinati sono 5.671, l’11,91% del totale. Seguono la Provincia di Trento (2.205, 11,03%), l’Emilia-Romagna con 14mila pari a quasi l’8% del totale, la Sicilia con 9.214 (6,5%) e poi la Puglia con 9mila (6,5%). Proprio quest’ultima però è una delle Regioni più attive nello ‘stanare’ i professionisti della sanità non ancora immunizzati. A fine maggio a Brindisi 4 dipendenti dell’Azienda sanitaria sono stati sospesi dal lavoro senza stipendio perché hanno rifiutato il vaccino anti-Covid. Il problema è meno diffuso in Piemonte (2.893 – 1,90%), Marche (1.181 – 2,58%), Umbria (928 – 3,02%) e Liguria (172 – 0,29%).

Ci sono anche i casi di chi, già sanzionato, ha provato a fare ricorso. Pochi giorni fa il giudice del lavoro ha dato ragione alla Rsa Villa Belvedere di Crocetta del Montello (Treviso), dopo che cinque operatori no-vax sospesi dal lavoro, avevano fatto ricorso contro il provvedimento della Rsa. Per i giudici la sospensione è giusta. Secondo il Tribunale le ragioni dei ricorrenti sono “insussistenti” anche perché “è ampiamente nota l’efficacia del vaccino nell’impedire l’evoluzione negativa della patologia causata dal virus come si evince dal drastico calo dei decessi fra le categorie che hanno potuto usufruire delle dosi, quali il personale sanitario, gli ospiti delle rsa e i cittadini di Israele dove il vaccino è stato somministrato a milioni di individui“. Il giudice di Belluno ha inoltre ritenuto che fosse di fondamentale importanza evitare “la permanenza degli operatori non vaccinati nel luogo di lavoro“.

“Abbiamo dato oggi indicazioni a tutti gli ordini territoriali che, in presenza di un accertamento da parte della Asl di operatori sanitari e medici non vaccinati, si provveda ope legis (per effetto della legge, ndr) alla sospensione del medico e alla sua attività finché lo stesso non avrà effettuato la vaccinazione anti-Covid e comunque non oltre il 31 dicembre” spiega all’Ansa il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli.

“Dobbiamo fare una riflessione, dai dati delle tabelle dell’ultimo report ci sono alcune Regioni che hanno zero nella tabella degli operatori sanitari non vaccinati, mi pare davvero strano – osserva all’Adnkronos Salute Pietro Giurdanella, presidente dell’Ordine degli infermieri della provincia di Bologna – Poi voglio dire che è possibile che alcuni colleghi non possano fare il vaccino anti-Covid per motivi di salute, immunodepressi o pazienti ematologici. In questi mesi al nostro Ordine sono arrivate diverse segnalazioni di infermieri, liberi professionisti, che hanno avuto difficoltà a vaccinarsi, ad esempio chi lavora per l’Inps. Detto questo noi abbiamo sempre detto, senza se e senza ma, che il vaccino va fatto. Indipendentemente dalla legge sull’obbligo, c’è una deontologia che va rispettata. Al momento – rimarca – ancora non ci sono arrivate segnalazioni dalle Asl, ma credo che arriveranno a breve e siamo pronti ad intervenire”. “Incredibile, doloroso ma indispensabile per la sicurezza dei pazienti. Forse bisognerebbe guidare – scrive su Twitter il virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Roberto Burioni – tutti questi sanitari verso un lavoro differente, più adatto a loro. Quando invoco misure severe contro i non vaccinati (per scelta) vengo attaccato violentemente da persone di estrema destra. Mi stupisco perché il primo vaccino moderno fu reso obbligatorio in Italia nel 1939 (difterite)”.

“In Italia i medici non vaccinati sono davvero pochissimi – dice all’Adnkronos Salute Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici del Servizio sanitario nazionale È possibile che qualcuno abbia aspettato fino all’ultimo per vedere se da parte delle direzioni degli ospedali o delle Asl si sarebbe proceduto alla segnalazione. Ma credo, parlo per i medici, che tutti abbiano un’idea ben precisa su cosa vuole dire vaccinarsi contro il coronavirus“. “Quando lo scorso anno qualcuno diceva che la percentuale dei medici no-vax poteva arrivare anche al 20%, io ho sempre detto che non era possibileEd è stato cosi: chi è stato in prima linea è ha visto in faccia il virus e la malattia ha pochi dubbi, se non nessuno. Per chi è dipendente del Ssn, è inaccettabile non vaccinarsi e su questo siamo sempre stati chiari”

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