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Sardegna, cantine che diventano appartamenti e cortili chiusi per ricavare nuove stanze: maxi-sequestro per abusi edilizi a Golfo Aranci

Le irregolarità non risparmiavano neanche il profilo urbanistico e idrogeologico, trattandosi di un complesso in parte ricadente nella zona dell'alveo di un torrente e per questo pericolosa. In altre parole, l'intero complesso era "radicalmente diverso da quello inizialmente progettato e autorizzato"
Sardegna, cantine che diventano appartamenti e cortili chiusi per ricavare nuove stanze: maxi-sequestro per abusi edilizi a Golfo Aranci
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Undici lussuose ville con piscina a due passi dal mare sono state sequestrate a Golfo Aranci (Sassari) dai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cagliari, con l’ausilio di personale proveniente da Olbia e Firenze. Il valore complessivo delle abitazioni, parte del complesso “Ville del Golfo”, è di 10 milioni di euro. La Procura di Tempio Pausania, che ha richiesto il provvedimento, ha iscritto nel registro degli indagati 17 persone per lottizzazione abusiva, abuso d’ufficio e realizzazione di opere in assenza del titolo abilitativo. Tra loro spicca il responsabile dellUfficio tecnico del Comune di Golfo Aranci, oltre al progettista, all’amministratore della società di costruzioni e ai direttori dei lavori che si sono susseguiti negli anni. Ma tra gli accusati figurano anche i compratori: indagati quattro cittadini tedeschi e sette italiani residenti in Lombardia, Lazio e Puglia.

L’indagine – chiamata dagli inquirenti “Paesaggio violato” – è partita nel 2019 in seguito a un controllo dei Carabinieri sui lotti in costruzione. Le irregolarità riscontrate sono molteplici: in alcune ville i piani dichiarati come cantine o locali di sgombero erano stati di fatto trasformati in appartamenti che venivano affittati nei mesi estivi, in altre gli spazi aperti come cortili e patii erano stati chiusi per ricavarne nuove stanze. Le irregolarità non risparmiavano neanche il profilo urbanistico e idrogeologico, trattandosi di un complesso in parte ricadente nella zona dell’alveo di un torrente e per questo pericolosa. In altre parole, l’intero complesso era “radicalmente diverso da quello inizialmente progettato e autorizzato”, hanno spiegato i carabinieri. Il tutto aggravato dal vincolo paesaggistico che tutela il territorio di particolare pregio: l’area del Nord Sardegna è infatti caratterizzata dalla flora mediterranea e dal susseguirsi di promontori granitici emergenti dal mare e dalla flora mediterranea.

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