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Medici Senza Frontiere torna a soccorrere nel Mediterraneo. La nave Geo Barants servirà a colmare il “vuoto di capacità” della politica

"Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità, facendo la nostra parte per fermare queste tragedie evitabili". Per l'ong "i governi europei hanno abbandonato l’attività di soccorso e hanno smesso di assistere le persone in pericolo" nel Mediterraneo centrale
Medici Senza Frontiere torna a soccorrere nel Mediterraneo. La nave Geo Barants servirà a colmare il “vuoto di capacità” della politica
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Medici Senza Frontiere torna in mare. L’ong francese ha deciso di ricominciare la sua attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale “per salvare le vite di migranti e rifugiati che tentano la disperata traversata dalla Libia“, come spiega la nota ufficiale. Ci torna con una propria nave, la Geo Barents, battente bandiera norvegese, per soccorrere e fornire assistenza medica d’emergenza ai migranti, tentando così di colmare quello che definiscono il “desolante vuoto di capacità di soccorso” della politica.

“Come organizzazione medico-umanitaria – dice la dottoressa Claudia Lodesani, presidente di MSF – assistiamo persone vulnerabili ovunque nel mondo da 50 anni. Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità, facendo la nostra parte per fermare queste tragedie evitabili”.

Da inizio anno – spiega l’ong – nel tentativo di attraversare il Mediterraneo sono morti più di 500 uomini, donne e bambini. Solo il naufragio del 22 aprile ne ha provocati almeno 130 morti, altri sono seguiti nelle settimane seguenti. “Chi sopravvive rischia di essere intercettato dalla guardia costiera libica supportata dall’Unione Europea e riportato con la forza in Libia (7.000 solo quest’anno). La maggior parte di loro finisce rinchiuso arbitrariamente in pericolosi centri di detenzione dove sono esposti a maltrattamenti, stupri, sfruttamento e perfino la morte“.

“Il nostro ritorno nel Mediterraneo, per il settimo anno consecutivo – continua Lodesani – è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non-assistenza da parte dell’Europa, che condannano le persone a morire in mare. Negli anni i governi europei, in particolare Italia e Malta come stati costieri più coinvolti, hanno progressivamente abbandonato l’attività di ricerca e soccorso, hanno smesso di assistere le persone in pericolo e hanno deliberatamente ostacolato, se non criminalizzato, l’azione salvavita delle organizzazioni in mare. Queste politiche hanno lasciato alla deriva migliaia di uomini, donne e bambini, a rischio di annegare lungo il confine meridionale d’Europa”.

Per questo motivo, dall’organizzazione arriva la richiesta di interrompere il supporto dell’Europa alla guardia costiera libica, ripristinando i soccorsi per fermare le morti in mare. “Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa catastrofe deliberata” conclude Lodesani. “Il supporto dell’Europa a questo drammatico ciclo di sfruttamento e sofferenza deve cessare al più presto. Gli Stati membri devono garantire che venga riattivato con urgenza un meccanismo di ricerca e soccorso dedicato e proattivo.” MSF fronisce assistenza umanitaria in tutto il mondo da 50 anni e dal 2015 ha partecipato a oltre 680 soccorsi e contribuito ad assistere oltre 81.000 persone.

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