Prosegue la campagna vaccinale e aumenta la percentuale delle fasce più anziane della popolazione che si può considerare vaccinata ovvero con la prima e la seconda dose. È salita all’87% la quota degli over 80 (in tutto sono 4.532.890 persone) immunizzati con la prima iniezione, mentre ha completato il ciclo il 72%.

Nella fascia d’età compresa tra 70 e 79 anni (6.032.659 persone) la prima fiala è stata somministrata al 69%, la seconda dal 14%. Nel monitoraggio settimanale del commissariato all’emergenza guidata dal generale Francesco Figliuolo in testa tra le regioni che hanno somministrato la prima dose agli ultraottantenni c’è la Provincia di Trento (99%), seguita dal Veneto (98%); in coda Calabria (66%) e Sicilia (67%). Anche per la classe 70-79 primeggiano Trentino (80%) e Veneto (79%); Sicilia (52%) e Calabria (54%) fanalini di coda.

Quasi completata la prima somministrazione ai 374.908 ospiti delle rsa (97%), mentre l’81% è immunizzato. Il personale sanitario è al 96% per la prima dose e all’81% per la seconda. Il 76% del personale scolastico (1.491.493 persone) ha ricevuto la prima puntura; il 5% anche la seconda. Anche per la classe 70-79 primeggiano Trentino (80%) e Veneto (79%); Sicilia (52%) e Calabria (54%) fanalini di coda.

Intanto non è ancora una costante come era stato promesso, ma per la terza volta in poco più di una settimana ieri l’Italia ha superato le 500mila dosi di vaccino anti-Covid somministrate in 24 ore. Per l’esattezza alle 4 di venerdìrisultavano somministrare 501.236 dosi. Tra scorte massicce nei frigoriferi, il nodo non sciolto di AstraZeneca e notevoli divari tra i territori la campagna procede. Finora oltre 16,1 milioni di italiani hanno ricevuto almeno una dose, quasi il 27% della popolazione, tra cui quasi 7 milioni anche il richiamo (o il monodose Johnson&Johnson).

Lunedì saranno aperte le prenotazioni agli over 50, ma le differenze di sistema tra le Regioni rischiano di creare difficoltà. In una fase in cui la campagna vaccinale prova a diventare di massa in un Paese quasi tutto giallo e in movimento. Non lo scenario più semplice. Inoltre la Lombardia, che sta compiendo una rimonta notevole dopo l’inizio stentato, chiede con la vicepresidente Letizia Moratti che le dosi non utilizzate dalle altre Regioni le siano assegnate.

Il problema principale resta sempre AstraZeneca e la diffidenza che ispira soprattutto in certe aree del Paese. Sono rimasti una cinquantina di giorni per usare almeno una parte dei richiami del prodotto anglo-svedese, prima che le fiale diventino inutilizzabili. Nell’ultima settimana la Lombardia ha fatto 2 mila iniezioni di Az ogni 100 mila abitanti – molte a 60enni e 70enni -, seguita dal Veneto e dalla Campania; la Sicilia all’estremo opposto appena 400. Il Lazio è a metà di questa speciale classifica perché il sistema di prenotazione permette di fatto di scegliersi (e cambiare) il vaccino in base al luogo di somministrazione. Prova a convincere gli italiani il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, secondo il quale “c’è una riflessione sull’utilizzo di AstraZeneca e di J&J negli under 60”, ma “sono utilizzabili dai 18 anni in su e non c’è alcuna controindicazione”. Per gli over 60 c’è solo “un uso preferenziale”. Parole che forse non basteranno, mentre Germania e Spagna usano un vaccino diverso per il richiamo di AstraZeneca e la Gran Bretagna, che ha usato quest’ultimo massicciamente, offrirà un’alternativa agli under 40. Berlino inoltre raccomanderà J&J per gli over 60, così come è avvenuto finora in Italia.

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