Un futuro a prova di coronavirus. Ma nel frattempo, l’esemplare campagna vaccinale della Gran Bretagna subisce importanti cambi di rotta. Il Comitato congiunto per le vaccinazioni e le immunizzazioni (Jcvi) è stato costretto a rivedere le modalità di somministrazione del vaccino Oxford-AstraZeneca per le categorie di età più giovani, cambiando la raccomandazione di usare composti alternativi non più solo per i giovani sotto i 30 anni ma ora anche per le categorie di persone fino ai 40 anni. “Mentre i livelli di contagio Covid-19 continuano a rimanere sotto controllo, consigliamo che agli adulti di età compresa tra i 18-39 anni, senza problemi sanitari pregressi, siano offerti vaccini alternativi a Oxford-AstraZeneca qualora siano disponibili e non si creino ritardi nell’immunizzazione” ha detto il professor Wei Shen Lim a capo della Jcvi.

La misura precauzionale risponde all’emergere di una casistica di rari effetti collaterali sull’isola pari a 242 casi di trombosi con livelli bassi di piastrine (e 49 morti) riscontrati su 28,5 milioni di prime dosi al 28 aprile, così come riportati dall’ente regolatore dei farmaci britannico Mhra. La dottoressa June Raine, Ceo del Medicines and Healthcare products Regulatory Agency ha presentato i dati in una conferenza stampa in cui ha confermato che l’agenzia sta investigando anche sei casi di trombi segnalati anche su 6 milioni di richiami. “Il bilancio di rischi e benefici nella somministrazione di AstraZeneca è molto favorevole per le persone più anziane ma si assottiglia per le persone più giovani” ha detto Raine.

Il rischio di trombosi di 1 su 100mila nelle persone di 40 anni salirebbe infatti a 1 su 60mila per i giovani di 30 anni. Una battuta d’arresto nella distribuzione di AstraZeneca, il vaccino sviluppato con l’Università di Oxford e che rappresenta per tutto il mondo il più economico, e più facile da somministrare con procedure logistiche meno stringenti per quel che riguarda il trasporto e la conservazione. La nuova raccomandazione potrebbe minare di nuovo la fiducia mondiale nel vaccino di AstraZeneca, e sopratutto nei giovani prossimi nel calendario delle immunizzaioni mentre di fatto in Gran Bretagna si delinea un trend decrescente nel numero di giovani che scelgono di essere vaccinati con il siero ‘made in Oxford’. Il governo britannico però resta fermo sulle sue proiezioni di vaccinare tutta la popolazione adulta entro luglio, arrivare alla completa immunizzazione con i richiami entro l’autunno e da settembre far partire anche un programma che prevede una terza dose per gli ultra-50enni.

Ma sono le varianti che potrebbero far saltare i piani. In particolare quella indiana, che ora è stata ufficialmente dichiarata “preoccupante” dopo che sono stati riscontrati oltre 500 casi a Londra e nel nord est dell’Inghilterra. Il governo britannico rilancia la sua strategia: più grossa la sfida, maggiori gli investimenti in ricerca (si parla di uno stanziamento aggiuntivo di circa 34 milioni di euro), più agguerrito l’accaparramento delle dosi di sieri “all’avanguardia” contro il modificarsi del virus, più capillare la loro somministrazione. Il premier Boris Johnson si è già assicurato 17 milioni di dosi del vaccino americano Moderna, il primo ad essere stato modificato per combattere le varianti emerse in Sudafrica e Brasile che ha neutralizzato con successo il nuovo ceppo B.1.351 in laboratorio. La Gran Bretagna ha anche 40 milioni di dosi del vaccino di Pfizer–BioNTech che nei laboratori di New York e Mainz stanno sviluppando generazioni aggiornate del loro vaccino contro le varianti.

Resta ancora allo studio la sicurezza del vaccino Jansenn (Johnson&Johnson) che ha le stesse caratteristiche e potenziali effetti collaterali di quello di Oxford AstraZeneca. Ma la vera arma potrebbe uscire dai laboratori militari (e segreti) di Porton Down in Wiltshire, a sud dell’inghilterra dove gli scienziati stanno lavorando allo sviluppo di nuovi vaccini e alla modificazione di quelli esistenti per renderli efficaci a neutralizzare le modificazioni del virus.

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