di Federica Pistono*

Dieci anni sono ormai trascorsi dai giorni gloriosi di piazza Tahrir e della Primavera araba, quando la speranza di rovesciare un regime immobile e corrotto animava la protesta di migliaia di cittadini egiziani. Una rivoluzione che avrebbe portato, in tre settimane, al crollo del governo di Mubarak, e che rimane il simbolo di un futuro che, purtroppo, non si è mai avverato.

I Diciotto Giorni di Tahrir rivivono nel romanzo La settima sigaretta, della scrittrice e produttrice televisiva egiziana Dunia Kamal (Poiesis Editrice, 2021, traduzione di Barbara Benini). L’autrice, infatti, focalizza l’attenzione del lettore sulla provenienza e il background dei giovani protagonisti della rivoluzione del 2011, sui grandi sogni che li hanno ispirati, sulla tragica frustrazione che li ha colpiti, insieme all’amara delusione e alla sensazione di essersi lasciati alle spalle una rivoluzione incompiuta e tradita.

Protagonista del romanzo è Nadia, una giovane donna residente al Cairo, che racconta in prima persona la propria storia, riflettendo su passato e presente, in un momento molto particolare della sua vita e del suo Paese, un periodo storico alquanto instabile e incerto. Attraverso i ricordi di Nadia, Dunia Kamal ci accompagna nella quotidianità del piccolo mondo del suo personaggio. I primi capitoli del romanzo ripercorrono la storia della protagonista, accennando all’infanzia, passata con i nonni in una città di provincia, alle ore trascorse a cucinare insieme alla nonna, ad ascoltare la radio con il nonno. Durante l’adolescenza, un rapporto profondo lega Nadia al padre, rivoluzionario da sempre, fin dalla lontana giovinezza, mentre i sentimenti che la ragazza prova per la madre, che vive all’estero per ragioni di lavoro, appaiono piuttosto incolori.

Gli anni della giovinezza sono segnati dal grande amore che la unisce a Zeyn, un poeta molto più grande di lei, destinato a lasciare un segno indelebile nella sua anima. Nadia non cerca la stabilità, né quella lavorativa né quella affettiva e familiare e, dopo la tragica perdita di Zeyn, si lega al giovane Ali, in una relazione vaga, indefinita, priva di contorni e certezze. Quando il vento della rivoluzione investe l’Egitto, Nadia partecipa, con un gruppo di amici, agli eventi di piazza Tahrir.

Attraverso l’alternanza di capitoli che ricostruiscono la vicenda della protagonista, illustrando i rapporti che la legano ai familiari e agli uomini della sua vita, a capitoli che narrano i giorni della rivoluzione, le barricate, gli scontri con le forze di sicurezza, gli attacchi dei teppisti, il racconto procede verso il suo culmine, in cui la storia dell’Egitto e quella personale di Nadia sembrano convergere nel momento della caduta del regime e delle dimissioni del presidente. Ma, all’euforia e alle speranze della rivoluzione, segue la disillusione. In un finale onirico, in cui i confini della realtà diventano incerti e la frontiera tra la vita e la morte appare labile e ambigua, la protagonista decide di lasciare l’Egitto e partire per un lungo viaggio, sognando però il momento di tornare per ricominciare ogni cosa da capo.

Il testo, che si conclude con il tramonto del sogno rivoluzionario e con l’ingresso nell’età adulta della protagonista, si può considerare, dunque, anche un romanzo di formazione al femminile, incentrato sul processo di crescita e maturazione di Nadia che, attraverso una serie di prove, esperienze e disillusioni, perviene alla conoscenza di sé, delle proprie capacità e limiti, e giunge a instaurare un rapporto, se non di completa accettazione, almeno di compromesso con la realtà esterna.

L’opera si caratterizza per l’atteggiamento intimista dell’autrice, che vuole esprimere, sullo sfondo dei grandi eventi della storia nazionale, i moti dell’animo umano, i sentimenti e le emozioni dei vari personaggi in tutte le loro delicate e sottili sfumature, attraverso la rappresentazione di ambienti e oggetti quotidiani, e la descrizione di situazioni intime e private. Si crea, così, un vivace contrasto tra le parti del romanzo volte a narrare i giorni della rivoluzione, ambientati nelle strade avvolte nel fumo dei lacrimogeni e nel fragore delle battaglie, e quelle dedicate alla rievocazione della vita personale e familiare, in scene perlopiù di interno, mediante la rappresentazione di aspetti di vita domestica, colta nel suo carattere più segreto.

In un tono spesso dimesso, incerto tra la malinconia e l’ironia, l’autrice racconta una storia in bilico fra le piccole cose di ogni giorno e i sogni infranti di una generazione.

* traduttrice ed esperta di letteratura araba

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