Televisione

Concertone, Fedez contro la Lega sul ddl Zan: “Il Senato ha tempo di ridare il vitalizio a Formigoni e non di tutelare i diritti di chi viene discriminato”

Il rapper dal palco dell'Auditorium Parco della Musica a favore del ddl anti-omofobia e contro i leghisti: "Ecco tutti i loro insulti agli omosessuali". E alla Rai: "Volevano cambiare questo testo. Poi la vicedirettrice di Rai3 ha definito questo intervento inopportuno". Viale Mazzini smentisce: "Mai chiesto testi". Ma il cantante pubblica la videoregistrazione della chiamata con le pressioni

di F. Q.

“Sappiate che questo discorso è stato ritenuto inopportuno dalla vicedirettrice di Rai3. Ovviamente da persona libera mi assumo la responsabilità di ciò che dico e faccio”. Ha esordito così Fedez sul palco del Concertone del primo maggio dopo che il suo intervento, a partire dal pomeriggio e ancora prima che fosse pronunciato in diretta tv, ha provocato le minacce del Carroccio e l’agitazione dei vertici dell’azienda. Al centro del discorso i lavoratori dello spettacolo, per i quali ha chiesto l’intervento di Mario Draghi, ma soprattutto l’ostruzionismo del Carroccio e degli antiabortisti al ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia. “Il Senato ha tempo di ridare il vitalizio a Formigoni, ma non di tutelare i diritti di chi viene discriminato”, ha detto elencando una serie di attacchi pubblici alla comunità Lgbt pronunciati negli anni dalla Lega. Proprio questa parte è stata bocciata dai vertici della Rai e poi autorizzata dopo che Fedez ha accettato di assumersene la responsabilità.

Viale Mazzini, dopo il discorso di Fedez, ha provato a smentire dicendo che stavano semplicemente “raccogliendo i testi”, come “consuetudine”. Ma il cantante ha replicato pubblicando direttamente la videoregistrazione della chiamata in vivavoce: nella conversazione si sentono la vicedirettrice Ilaria Capitani e il capo degli autori Massimo Cinque chiedere al cantante di “adeguarsi a un sistema” e di togliere le citazioni con nome e cognomi “che non possono essere fatte” perché “editorialmente inopportune”.

Neanche mezz’ora dopo l’intervento di Fedez dal palco, lo stesso Salvini che nel pomeriggio aveva twittato contro “i comizi di sinistra pagati dagli italiani”, su Facebook ha rilanciato l’invito di qualche giorno fa a Fedez a bere un caffé “per parlare di libertà e di diritti”. E seppur dicendo che “ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole”, ha ribadito la sua linea secondo cui “chi discrimina o aggredisce va punito, come previsto dalla legge”. E quindi, secondo Salvini, non servirebbe una legge specifica contro l’omotransfobia. Tra i primi a esulatare e ringraziare il rapper per le sue parole è stato invece il deputato Pd che dà il nome al disegno di legge Alessandro Zan: “Il coraggio di Fedez dà voce a tutte quelle persone che ancora subiscono violenze e discriminazioni per ciò che sono. Il Senato abbia lo stesso coraggio ad approvare subito una legge per cui l’Italia non può più attendere“, ha scritto su Twitter.

Il discorso di Fedez – “E’ stata la prima volta che mi è successo di dover inviare il testo del mio intervento”, ha esordito Fedez dal palco spiegando che dopo aver dovuto lottare “un po’ tanto” per esprimersi liberamente, ha poi avuto il “permesso” a pronunciare il discorso integrale.

Quindi ha iniziato a leggere il testo del suo messaggio che, nella prima parte, era dedicato ai lavoratori dello spettacolo: “Buon primo maggio e buona festa a tutti i lavoratori, anche a chi un lavoro ce l’ha ma non ha potuto esercitarlo per oltre un anno. Per i lavoratori dello spettacolo questa non è più una festa”. E rivolgendosi al premier Draghi: “Caro Mario, capisco che il calcio è il vero fondamento di questo paese. Ma non dimentichiamo che il numero dei lavoratori del calcio e dello spettacolo si equivalgono. Non dico qualche soldo, ma almeno qualche parola, un progetto di riforma in difesa di un settore decimato dall’emergenza e che è regolato da normative stabilite negli anni ’40. Caro Mario, come si è esposto riguardo alla Superlega con grande tempestività, sarebbe altrettanto gradito il suo intervento nel mondo dello spettacolo”.

E “a proposito di Superlega”, ha continuato, “due parole per l’uomo del momento, il ‘sonnecchiante’ Ostellari. Ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare, quindi massima espressione del popolo, che è stato già approvato alla Camera come il ddl Zan, può essere tranquillamente bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo, cioè se stesso”. Un riferimento diretto al presidente della commissione Giustizia del Senato, che nelle ultime settimane è stato il protagonista di una vera guerra di posizione per impedire che si avviasse la discussione sul disegno di legge. E anche ora che è stato avviato, si è voluto prendere il ruolo di “relatore”, di fatto destinando il provvedimento a un percorso accidentato (se non del tutto fallimentare).

Quindi Fedez ha continuato parlando della Lega: “D’altronde, Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua grande lotta alle diseguaglianze”, ha aggiunto ironicamente Fedez, elencando alcun delle frasi pronunciate da esponenti del Carroccio contro la comunità Lgbt.

Ma d’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua grande lotta all’uguaglianza, vorrei decantarvi un po’ dei loro aforismi se posso. ‘Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno’, Giovanni De Paoli consigliere regionale lega Liguria. ‘I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali’, Alessandro Rinaldi consigliere per la Lega Reggio Emilia. ‘Gay vittime di aberrazioni della natura’, Luca Lepore e Massimiliano Bastoni consiglieri comunali leghisti. ‘I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie’, Alberto Zelger consigliere comunale della Lega Nord a Verona. ‘Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza’, Stella Khorosheva candidata leghista. L’ultima ha anche un tocco fantasy. ‘Fanno iniezioni ai bambini per farli diventare gay’, candidata della Lega Giuliana Livigni”. E ancora: “Qualcuno, come Ostellari, ha detto che ci sono altre priorità in questo momento di pandemia, rispetto al ddl Zan. Allora guardiamole: il Senato non ha avuto tempo perché doveva discutere dell’etichettatura del vino, della riorganizzazione del Coni, di indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e, per non farsi mancare nulla, il reintegro del vitalizio di Formigoni”, ha continuato ancora Fedez. “Quindi, secondo Ostellari, probabilmente il diritto al vitalizio di Formigoni è più importante della tutela dei diritti di tutti e di persone che vengono quotidianamente discriminate fino alla violenza”. Poi Fedez si è rivolto anche ai ProVita: “A proposito di diritto alla vita, quella del presidente dell’Associazione ProVita, l’ultra cattolico e antiabortista, Jacopo Coghe, amicone del leghista Pillon, in questi mesi è stata la prima voce a sollevarsi contro ddl Zan. L’anti-bortista, però, non si è accorto che il Vaticano ha investito più di 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo. E ha chiuso: “Quindi, cari anti-abortisti, caro Pillon, avete perso troppo tempo a cercare il nemico fuori e non vi siete accorti che il nemico ce l’avevate in casa. Che brutta storia”.

Le trattative e le minacce preventive – Proprio su questo testo, come anticipato nel pomeriggio da ilfattoquotidiano.it, si sono consumate le tensioni con i vertici Rai. In particolare è stata la vice di Franco Di Mare, Ilaria Capitani (ex caporedattrice e conduttrice del Tg2, ma anche conduttrice a Cominciamo bene su Rai3) a voler vedere in anticipo l’intervento. E la notizia del rifiuto di Fedez di fare modifiche, come testimonia la chiamata registrata e poi pubblicata, si è diffusa ancora prima che salisse sul palco.

Così il Carroccio si è affrettato a diffondere una nota preventiva, firmata da tutti i leghisti in commissione Vigilanza Rai, per minacciare gli organizzatori: “Se Fedez userà a fini personali il concerto del 1 maggio per fare politica, calpestando il senso della festa dei lavoratori, la Rai dovrà impugnare il contratto e lasciare che i sindacati si sobbarchino l’intero costo dell’evento”, si leggeva.

Poco dopo ha twittato anche Matteo Salvini: “Il concertone costa circa 500.000 euro agli italiani, quindi i comizi ‘de sinistra’ sarebbero fuori luogo”. A quel punto è arrivata la replica del cantante su Twitter: “Io vado al concertone a gratis”, ha scritto, “e pago i miei musicisti che non lavorano da un anno e sul palco vorrei esprimermi da uomo libero senza che gli artisti debbano inviare i loro discorsi per approvazione preventiva da voi politici. Il suo partito ci è costato 49 milioni di euro“. Il riferimento è all’ormai celebre inchiesta sui fondi ottenuti dal Carroccio come rimborsi elettorali grazie a bilanci truccati all’epoca della gestione dell’ex segretario Bossi e dell’ex tesoriere Belsito. Nel 2018 c’è stato l’accordo coi magistrati di Genova per restituire il denaro a rate, ma, come scritto dal Fatto quotidiano, intanto la Lega ripiana col 2 x 1000 versato dai contribuenti.

Fedez non si è limitato a rispondere a Salvini, ma intervenendo su Instagram ha rivelato quanto avvenuto nelle scorse ore: “E’ la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica“, ha scritto in una delle sue stories. “Come ci insegna il Primo maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti”.

Intanto, già nel pomeriggio in difesa di Fedez si è schierato il Partito democratico. “La libertà di espressione, anche in Rai va garantita sempre, non ci possono essere censure”, ha detto la senatrice Valeria Fedeli, capogruppo dem in Vigilanza. “Per questo, se vero, andrebbe chiarito e verificato quanto affermato da Fedez: chi ha voluto sindacare sul suo intervento e fargli modificare il contenuto?”. Stessa linea per il deputato dem Michele Bordo: “Quanto emerge dalle dichiarazioni di Fedez sul tentativo di censura preventiva della Rai nei suoi confronti è davvero gravissimo. È inaccettabile che un’artista venga sottoposto a verifica politica prima ancora di esibirsi. I vertici Rai devono chiarire”.

I precedenti di Fedez sul ddl Zan – L’ultimo intervento di Fedez pro ddl Zan risale a pochi giorni fa. Il rapper su Twitter aveva scritto: “La cosa interessante è questa: quando loro raccolgono 99mila firme (il riferimento e alla raccolta contro il coprifuoco, ndr) è una grande vittoria, quando dall’altra parte ci sono quasi mezzo milione di firme pro ddl Zan se ne fregano altamente. Tragicomico”. Messaggio a cui il segretario federale della Lega aveva subito risposto offrendo quello che sembrava un vero e proprio calumet della pace: “Caro Fedez, non solo ti ammiro come artista, ma ti ringrazio come cittadino, per i generosi contributi che hai dato per la costruzione dell’Ospedale anti-Covid in Fiera a Milano e per aiutare i lavoratori dello spettacolo in difficoltà. Non è tempo di polemiche ma di ricostruzione, per cui sarei ben contento di incontrarti per parlare di diritti, lavoro e libertà. Chi discrimina, insulta o aggredisce in base al colore della pelle, all’aspetto fisico o alle scelte in amore è un cretino e va punito”. Salvo poi, sul finale della dichiarazione, tornare non solo a ripetere la sua linea secondo cui il ddl Zan mette a rischio la libertà di pensiero, ma in pratica arrivare anche a rinnovare un appello a firmare la sua raccolta di adesioni contro il coprifuoco. “Senza togliere a nessuno la libertà di pensare che un bimbo abbia diritto ad avere una mamma e un papà e che l’utero in affitto sia una barbarie sulla pelle delle donne. Sperando che tu possa firmare a sostegno della nostra battaglia di libertà #nocoprifuoco, come altri 119.556 cittadini hanno già fatto in soli 3 giorni, ti saluto in attesa di conoscerti”.

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