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La catena di abbigliamento e bigiotteria Accessorize chiude i negozi in Italia: a rischio 72 addetti, per la maggior parte donne

La Fisascat Cisl ha potuto vedere l'istanza presentata al Tribunale Fallimentare di Milano da Melite Italia, la società che gestisce i punti vendita nazionali. "Il piano di concordato preventivo prevede il licenziamento di 72 persone. Durante l'ultimo incontro, agli inizi dell'anno, l'azienda non aveva fatto cenno ad alcun esubero"
La catena di abbigliamento e bigiotteria Accessorize chiude i negozi in Italia: a rischio 72 addetti, per la maggior parte donne
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La catena di negozi di abbigliamento e bigiotteria Accessorize chiude i suoi 25 negozi in Italia. E licenzia 72 persone, in gran parte donne, impiegate nei punti vendita del marchio inglese. Ventidue commessi rischiano il posto nella sola Milano, che nel 2019 contava su 9 punti vendita tra città e hinterland. Nei mesi scorsi si sono ridotti a quattro (tutti quanti chiusi al momento). Attualmente tutti i dipendenti di Accessorize sono in cassa integrazione.

La notizia arriva dal sindacato Fisascat Cisl che ha potuto vedere l’istanza presentata al Tribunale Fallimentare di Milano da Melite Italia, la società che gestisce i punti vendita nazionali. “Il piano di concordato preventivo presentato al Tribunale – ha detto Massimiliano Genova – prevede la chiusura di tutti i negozi in Italia e il licenziamento di 72 persone. È il colpo di grazia per un marchio molto noto che, però, resterà in vita soprattutto con l’e-commerce e dei piccoli sub-franchising. Di fatto l’azienda ha deciso di scaricare sui dipendenti diretti un trend negativo che durerebbe dagli ultimi tre anni. Questo è inaccettabile”.

Secondo il sindacato “durante l’ultimo incontro, agli inizi dell’anno, l’azienda non aveva fatto cenno ad alcun esubero. È evidente che manca la volontà di verificare congiuntamente soluzioni alternative sia per il risanamento della situazione economica e finanziaria, sia sull’impatto occupazionale. Chiediamo l’immediata convocazione di un tavolo di confronto e la revoca dei licenziamenti”, aggiunge Genova.

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