Un uomo solo al comando non ci sarà più. O almeno questa è l’aspirazione. Un canovaccio di idea per chi si metterà alla guida del Comune di Napoli alle prossime elezioni slittate da questa primavera al 10 ottobre 2021. Un tentativo di prepensionamento del vecchio sistema: 50 sindaci al posto di uno, un progetto rivoluzionario secondo Dario Cusani, uno dei progettisti del cantiere elettorale in corso.

“L’idea nasce dal fallimento delle esperienze degli ultimi decenni con l’uomo solo al comando, al quale il progetto propone 50 (anche di più) sindaci per significare che ognuno è importante nel suo ruolo che svolge al servizio dei cittadini! Importante ma non insostituibile. Riteniamo questo l’unico modo per portare a votare il partito dei non votanti, cresciuto alle ultime elezioni fino al 60% con grave danno per la democrazia rappresentativa”, spiega Dario, imprenditore e personaggio eclettico non solo nel panorama napoletano.

Con questo progetto Napoli tenta una svolta innovativa portando alla guida del Comune persone competenti e trasparenti che realizzino l’impresa di una Nea Napoli, un bene comune, una città nuova che cerca il riscatto dopo l’umiliazione dallo scempio edilizio del dopoguerra, dal fallimento del sogno industriale, dal degrado socio-ambientale e urbanistico che ha portato Napoli a regredire socialmente ed economicamente dal 1980, anno del terremoto. Il Mattino titolava a tutta pagina “Fate Presto” riferito agli aiuti che tardavano ad arrivare. E quell’urlo di dolore divenne anche una pop installazione del già visionario Andy Warhol. Fu solo colpa del terremoto e non di politici e amministratori incapaci e mariuoli. La terra tremava e loro rimanevano con il culo incollato alle loro poltrone.

Ma come spesso accade nella sua storia, dove convivono genio e sregolatezza, bellezza e “munnezza”, dove si mescola l’alto e il basso… i napoletani, grazie alla loro energia positiva e all’orgoglio hanno cercato di dare il meglio di sé per la lenta rinascita.

Promotrice del progetto 50 Sindaci è la Fondazione Gabriele e Lidia Cusani Onlus, presidente Dario Cusani (gemello di Sergio, l’ex enfant prodige del salotto buono della Finanza prima dell’inciampo di Mani Pulite) ritornato nella sua città natale dopo la “fuga” a Roma nel 1984 a seguito del terremoto: è tornato per dare una mano a Napoli insieme ad amici e persone perbene e competenti, che non si sono mai voluti impegnare nella pubblica amministrazione ritenendolo un luogo di scarsa professionalità e trasparenza. Qualche nome? Massimiliano Cerrito, Carmine Arnone, Franco Rendano, Antonio Prigiobbo, Giuno d’Eclisis, Antonella Esposito Gagliardi, Norberto Salza…

Presentato il progetto in 16 punti “scottanti” e da marzo incontri settimanali online con esperti e docenti per trovare soluzioni concrete. Partiti a caccia di candidati calati dal paniere della Provvidenza e altri aspiranti-poltrona-da-primocittadino narcisi e autoreferenziali.

Il vessillo del progetto è la petizione che il 1° maggio sarà lanciata per il riconoscimento di Napoli capitale euromediterranea, per ridare lustro alla Capitale del Mezzogiorno, che per molti secoli è stata capitale di un regno di portata europea, ruolo decaduto con l’Unità d’Italia ma riconosciuto dalla neonata Repubblica Italiana nel dopoguerra come “seconda capitale d’Italia” con l’unica sede della Presidenza della Repubblica oltre quella di Roma.

Napoli e l’Italia devono rappresentare la cerniera del Mediterraneo tra Europa e Africa, posizione strategica per la gestione di flussi migratori, la crescita dei Paesi africani che affacciano nel Mediterraneo, la cultura e il benessere che il Mare Nostrum ha rappresentato nei millenni trascorsi. In era post-Covid l’iniziativa vuole ridare smalto a tutto il Mezzogiorno per farlo diventare “Giardino d’Europa”.

Un’ occasione storica per rilanciare il Mezzogiorno grazie alla pioggia di miliardi del Recovery Plan, solo così si può risollevare l’Italia e con essa l’Europa. Bisognerà attuare progetti di sviluppo dei Beni Immateriali di cui il Sud d è ricchissimo e questo lo farà la New Economy insieme alla Digital e alla Green Economy per modernizzare e valorizzare un territorio amato e apprezzato in tutto il mondo per le sue bellezze naturali, per la storia, cultura, archeologia, accoglienza e altro ancora.

L’Europa, dopo questa grave crisi economica, sanitaria e sociale non consentirà più sprechi di danaro pubblico, sia esso europeo o italiano, per cui bisognerà operare con oculatezza e competenza per progetti utili alla modernità e allo sviluppo della comunità e dei territori.

Siamo a una svolta epocale creata da questa pandemia con il solco profondo di sofferenze che ha lasciato dietro di sé e che ci ha insegnato che da solo non si salva nessuno. Ultimo appello dei 50 e rotti sindaci: “Chiediamo che lo Stato Italiano liberi i cittadini dalle catene di una burocrazia soffocante divenuta veicolo di corruzione e collettore di consenso politico. Si affidi alla digitalizzazione per le transazioni eliminando le “scartoffie”, punendo severamente chi tradisce la fiducia concessa. Siamo arrivati a un punto di non ritorno della storiella e metafora di vita La rana bollita del filosofo americano Noam Chomsky”.

Se superiamo il punto di non ritorno finiremo tutti “bolliti” e questo nessuno lo vuole!!!

pagina Facebook di Januaria Piromallo

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