Ogni tanto si riaffaccia la suggestione di rendere gratuiti i trasporti pubblici locali. Ovviamente la gratuità è riferita ai passeggeri, che non pagherebbero più né biglietti né abbonamenti: i trasporti costano, e verrebbero pagati dai contribuenti attraverso la fiscalità generale.

Non credo che ci possa essere una amministrazione comunale di grande città, o governo regionale o nazionale, che realmente si faccia – ulteriore – carico dei costi del trasporto pubblico locale (Tpl). Ma qualcosa della logica secondo la quale per l’ecologia e contro l’inquinamento sarebbe opportuna la gratuità per incentivare a non usare l’auto… ogni tanto sfocia in fatti. Per esempio, nell’Ile de France si rende gratuito l’uso del Tpl in giornate in cui si limita l’uso delle auto: gli argomenti dei sostenitori della gratuità sono di tipo sociale (la mobilità come diritto da garantire), ecologico (inquinare di meno) o ideologico (Tpl bene comune).

Quando negli ultimi anni mi sono imbattuto in questioni del genere ho sempre appoggiato l’idea che la priorità economica vada data, piuttosto, al rafforzamento e alla modernizzazione ecologica dei mezzi pubblici. Ovviamente tutti i fattori contano per chi può scegliere tra auto e Tpl, anche quello del prezzo di biglietti e abbonamenti. Ma il fattore principale è quello della comodità e velocità del trasporto. Questo vale anche se si pensa di “farsi perdonare” dagli automobilisti con una giornata di blocco del traffico privato: meglio spendere i soldi pubblici per mettere in strada più bus che per regalare il passaggio gratis.

Recentemente ho sentito proporre una forte “eco-tassazione” dell’uso dell’auto come possibile fonte di finanziamento della gratuità del trasporto pubblico. Ma ragionando e discutendo sono arrivato alla conclusione che il problema va oltre il realismo di queste proposte in termini economici: la mobilità motorizzata è comunque un problema, ha un impatto ambientale ed energetico anche se “collettiva” anziché “individuale”. Quando prendo un tram o un bus non sto rinunciando necessariamente a prendere l’auto, sto rinunciando ad andare a piedi o in bicicletta. Non credo che la mobilità motorizzata sia un diritto da soddisfare illimitatamente. E questo vale, varrebbe, anche se tutto il trasporto pubblico fosse elettrico e tutta l’elettricità fosse prodotta con le energie rinnovabili.

Il trasporto gratis è ancora una idea novecentesca. Personalmente, nel 900 ho organizzato battaglie studentesche per i trasporti gratis e da neo consigliere comunale a Milano ho esordito con una battaglia ostruzionistica contro l’aumento del prezzo del biglietto Atm (che è sempre stato sotto la media europea). Oggi non rifarei nessuna delle due battaglie. E’ giusto che si trovi un equilibrio tra costi del Tpl a carico dei contribuenti e costi a carico di chi effettivamente lo consuma, nella misura in cui lo consuma. E’ giusto anche articolare secondo criteri sociali il prezzo (già politico) degli abbonamenti. Ma “trasporto gratis” è una richiesta sbagliata in termini di principio: nelle città la priorità deve andare alla riduzione della mobilità motorizzata rivedendo anche la urbanistica e l’organizzazione sociale e dei servizi.

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