Cifre record, in molti casi superiori anche a quelle della prima ondata. I sanitari in Francia chiedono al governo un intervento urgente per misure più severe che riescano ad arginare l’aumento dei contagi. In particolare il consorzio che unisce 39 ospedali universitari dell’area di Parigi (Assistance publique-Hôpitaux de Paris AP-HP) ha pubblicato le sue proiezioni che rivelano “la possibilità di raggiungere numeri record” nella zona dell’Île-de-France nelle prossime tre settimane: la regione della capitale contra circa 12 milioni abitanti e ha attualmente 1521 persone ricoverate in terapia intensiva (per fare un confronto la Lombardia ha 10 milioni di abitanti e circa 900 in rianimazione). Proprio in questa regione l’AP-HP si aspetta il raddoppio dei ricoveri in rianimazione (3.470) se stasera Emmanuel Macron annuncia il lockdown o comunque un confinamento più severo. Se il governo temporeggia ancora, lo scenario previsto è naturalmente peggiore: in quel caso, la rete degli ospedali si aspetta almeno 4.466 persone in terapia intensiva, entro la fine del mese e solo nella zona di Parigi.

Proprio dall’Assistance publique-Hopitaux, domenica scorsa, è stato diffuso un appello poi pubblicato sul Journal du dimanche per allertare di fronte a una situazione molto grave che metterà i sanitari in condizione di dover “selezionare i pazienti”. Un concetto espresso anche dal presidente dell’Ordine dei medici Patrick Bouet in una lettera pubblicata da Libération oggi: “Da qui a qualche giorno i medici potrebbero dover scegliere i pazienti su dei criteri non medici, semplicemente per la mancanza di mezzi o di strutture disponibili”, si legge.

La soglia dei 5mila ricoveri in terapia intensiva è stata superata ieri: 98 in più rispetto al giorno precedente. Nella sola regione di Parigi sono 1521, 43 in più da lunedì. In tutti i quartieri della Capitale il tasso di incidenza supera la soglia d’allerta dei 250 casi positivi per 100mila abitanti e in quattordici di questi il tasso è tra 500 e mille. Secondo France Bleu Paris, ci sono 10 Comuni dell’Ile-de-France con più di 10mila abitanti dove il tasso schizza a più di mille casi. E proprio l’Ile-de-France si conferma al momento, secondo gli ultimi dati, la regione più colpita dalla terza ondata con un tasso di 644 casi su 100mila abitanti (settimana 21-27 marzo).

In generale in Francia il tasso di incidenza è di 377 casi per 100mila abitanti. Gli occhi sono puntati soprattutto sulla situazione delle scuole: Macron non ha voluto fermare le lezioni in presenza, nonostante gli aumenti dei contagi e le numerose polemiche. Nella sola Parigi ieri sono state chiuse 722 classi: un numero tre volte superiore rispetto a quello della fine della settimana scorsa quando erano 246. In totale nove istituti sono completamente chiusi. Attualmente ci sono 19 dipartimenti con misure di rallentamento rinforzate e ci sono 24 dipartimenti sotto sorveglianza rinforzata.

Gli appelli per le chiusure – Intanto, in attesa del discorso del presidente della Repubblica alla nazione (ore 20), si moltiplicano gli appelli dei sanitari per chiedere un intervento più severo. Macron ha mantenuto una linea morbida fino ad ora e per questo è stato fortemente criticato. Oggi a parlare è stato il consiglio nazionale dell’Ordine dei medici che ha chiesto un “vero confinamento ovunque è necessario”, perché la Francia, si legge, “ha perso il controllo dell’epidemia Covid-19”. “In attesa dei vaccini”, ha scritto il presidente del Consiglio Patrick Bouet in una lettera aperta pubblicata da Libération, “bisogna procedere al lockdown”. E ha aggiunto: “I pazienti sempre più giovani, i contagi nelle scuole sono degli indicatori di questo degrado continuo della situazione da numerose settimante. Da qui a qualche giorni, in particolare nell’Ile-de-France, i nostri servizi di rianimazione avranno superato lo stato di saturazione e non permetteranno più di garantire il benessere dei pazienti come richiede l’etica medicale. Da qui a qualche giorno i medici potrebbero dover scegliere i pazienti su dei criteri non medici, semplicemente per la mancanza di mezzi o di strutture disponibili”. Un appello condiviso anche dalla Federazione ospedaliera di Francia (FHF) che ha chiesto al governo di non ritardare più il confinamento rigido. “Le proiezioni mostrano una degradazione molto forte della situazione ospedaliera a breve termine che sarà ancora più importante senza nuove misure che frenino l’epidemia”.

Solo domenica scorsa, sul Journal de dimanche, è stata pubblicato un appello firmato da 41 medici rianimatori e d’urgenza dell’Assistance publique-Hôpitaux de Paris (AP-HP) che lanciava l’allarme sulla situazione generale: “L’epidemia di Covid è di nuovo in progressione costante in tutte le Regioni e la zona dell’Île-de-France è tra la Regioni in prima linea. Nei prossimi quindici giorni, essendoci già stati i contagi, noi abbiamo una quasi certezza sul numero dei letti di rianimazione che saranno necessari e sappiamo di già che le nostre capacità di presa in carico saranno superate alla fine di questo periodo”. E continuano: “E’ troppo presto perché la campagna di vaccinazione possa migliorare significativamente l’evoluzione dell’epidemia”. E, “tutti gli indicatori sono concordi nel dire che le misure attuali sono e saranno insufficienti per invertire rapidamente la curva allarmante dei contagi“. Le parole dei medici sono state molto nette: “Con lo scopo di informare e allertare i nostri concittadini, i nostri futuri pazienti e le loro famiglie, vogliamo spiegare in maniera trasparente quale situazione dobbiamo affrontare e come ci prepariamo a farlo. In questa situazione di medicina dell’emergenza in cui ci sarà una discordanza tra i bisogni e le risorse disponibili, noi saremo costretti a selezionare i pazienti per salvare più vite possibile. Questa selezione riguarderà i pazienti Covid e quelli non Covid, in particolare per l’accesso dei pazienti adulti alle cure critiche”. E, concludono, “noi non abbiamo mai conosciuto una situazione simile, anche durante i peggiori attentanti vissuti negli ultimi anni”. Proprio la selezione dei pazienti “è già cominciata”, dal momento che interventi chirurgici sono già saltati: “Sappiamo che queste scelte comportano la perdita di speranza e il non accesso alle cure per certi malati”. E, chiudono: “Noi non possiamo restare in silenzio senza tradire il giuramento di Ippocrate che abbiamo fatto”.

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