Non basta più il silenzio-assenso per tagliare i confini dei parchi liguri. Di fronte al rischio concreto di un’impugnativa costituzionale (e di una nuova bocciatura della Consulta), la giunta di Giovanni Toti ha ritirato il codicillo inserito nella legge di bilancio regionale per il 2021, che introduceva una variante semplificata – tutta locale – del procedimento per ridurre l’estensione delle aree protette. Se nel resto d’Italia la legge-quadro in materia (la 394 del 1991) obbliga a motivare la scelta coinvolgendo Comuni, Province, Comunità montane ed Enti parco interessati – che, valutata la proposta di modifica, devono esprimere un parere in forma scritta – in Liguria la “manina” della maggioranza calava sul dibattito una tagliola di due settimane, a pena di silenzio-assenso. “Gli Enti locali si esprimono entro quindici giorni dalla proposta. Ove non vi sia espressione ovvero comunicazione del parere, lo stesso si intende acquisito in senso favorevole”, recitava il nuovo articolo 14 bis della legge regionale 12 del 1995 (Riordino delle aree protette).

Contro il blitz della giunta, il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli e il responsabile Parchi di Europa Verde Liguria Danilo Bruno si erano rivolti all’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. La previsione della legge di bilancio ligure, scrivevano l’11 gennaio scorso, “viola palesemente le disposizioni della legge-quadro sulle aree protette”, e per questo si pone in contrasto “con i livelli minimi uniformi previsti dalla legislazione statale nell’esercizio della competenza esclusiva in materia ambientale”. Ricordando anche il precedente di un’altra legge totiana, la cosiddetta “sfascia-parchi”, dichiarata illegittima dalla Consulta a luglio 2020 proprio perché sforbiciava centinaia di ettari ai maggiori parchi regionali (Aveto, Antola, Alpi liguri e Beigua) e sopprimeva 42 aree protette nel Savonese senza consultare gli Enti locali. E invitando il ministero a sollevare una nuova questione di legittimità costituzionale per violazione dell’articolo 117, che disciplina la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni.

Appello probabilmente ascoltato, se è vero che la giunta ligure ha varato un disegno di legge ad hoc (approvato dal Consiglio regionale il 29 marzo) per correggere la disposizione “al fine di evitarne l’impugnativa”. Il ddl “provvede all’adeguamento di alcune disposizioni regionali in attuazione degli impegni assunti dal Presidente della Giunta regionale nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a modificare o abrogare alcune norme (…) che, in sede di esame della legge, sono state oggetto di rilievi governativi”, si legge nella relazione introduttiva, che precisa come i nuovi testi siano “concordati con i ministeri competenti”. Insomma, la norma è stata in sostanza riscritta da Roma, con la Regione costretta ad adeguarsi per evitare una nuova stroncatura costituzionale. E infatti ogni riferimento al silenzio assenso e al termine di 15 giorni sparisce nella nuova formulazione. “È il risultato della nostra lotta contro una politica tesa ancora a ridurre i perimetri dei parchi, come accaduto nella precedente giunta. Siamo orgogliosi che per la seconda volta Toti sia stato bocciato grazie ai Verdi”, dice a ilfattoquotidiano.it Angelo Bonelli.

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