Lunedi 15 marzo la Spagna e soprattutto Madrid vengono svegliate da una nuova scossa di assestamento del terremoto politico del 10 marzo, con epicentro nella città di Murcia.

Nelle prime ore della mattina infatti, Pablo Iglesias, attuale vicepresidente secondo del governo, ministro dei Diritti Sociali e dell’agenda 2030 e soprattutto leader di Podemos dal 2014, pubblica un video nel quale, dopo aver enunciato gli obiettivi raggiunti in questi 7 anni dal suo partito, dichiara: il nuovo tentativo di alleanza tra il Psoe e Ciudadanos ha scatenato un terremoto politico, le cui conseguenze hanno portato alla convocazione di elezioni per il Governo della Comunità Autonoma di Madrid il prossimo 4 di maggio… per questo, abbiamo deciso che, se la base è d’accordo, mi presenterò alle prossime elezioni autonomiche… Madrid ha bisogno di un governo di sinistra e credo di poter essere utile vincendo questa contesa e diventando il presidente del nuovo governo autonomico…”.

Iglesias fa poi un appello all’altro partito di sinistra della capitale spagnola Más Madrid, schieramento fondato nel febbraio 2019 da Manuela Carmena (ex sindaca della capitale), con il quale però rimangono tensioni e distanze. Il disaccordo tra Podemos e Más Madrid, formazione nella quale era confluito nel 2019, non senza clamore e colpi di scena, l’alter ego di Iglesias, Iñigo Errejón, aveva provocato una débâcle elettorale di Podemos che avevo fatto perdere alla sinistra sia la possibilità di conquistare il governo autonomico (ossia regionale), passato nelle mani di Isabel Diaz Ayuso (Pp), sia quello della capitale, conquistato da José Luis Martínez Almeyda (Pp).

Il Partito Popolare, alla cui segreteria si trova Pablo Casado, è riuscito ad ottenere un risultato rotondo a Madrid nel 2019 grazie ad una doppia alleanza con Ciudadanos (passato nelle mani di Inés Arrimadas dopo la rinuncia di Albert Rivera nel 2019) e con Vox, il partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal e arrivato alla ribalta nazionale con le elezioni parlamentati del novembre 2019 dove ha conquistato 52 seggi.

La situazione paradossale, che Pablo Iglesias non vuole ripetere, è quella di vincere le elezioni, come successo al Psoe per le Autonomiche 2019 e a Más Madrid con le Comunali sempre nel 2019, ma non avere i numeri per governare in alleanza e soccombere di fronte alle destre unite. Más Madrid ha pero fatto sapere a Iglesias, attraverso la voce di Mónica García, che “Noi donne siamo stanche di fare il lavoro sporco e che poi nei momenti storici ci venga chiesto di farci da parte”, rinunciando quindi ad una candidatura congiunta.

La candidatura di Iglesias è la risposta politica alla “giocata da manuale” realizzata da Isabel Ayuso il 10 marzo scorso. Quel giorno infatti, la governatrice della comunità autonoma di Madrid, dopo aver appreso del patto siglato da Psoe e Ciudadanos per sfiduciare il sindaco della città di Murcia e il governatore dell’omonima provincia e aspettandosi un trattamento simile da parte degli ex alleati del partito arancione (Ciudadanos), firma un decreto di dissoluzione dell’assemblea autonomica e chiama alle elezioni anticipate.

Lo stesso giorno arriva una mozione di sfiducia alla governatrice da parte di Más Madrid, seguita da una mozione del Psoe. L’idea delle mozioni di sfiducia era quella di evitare le elezioni anticipate e creare una nuova coalizione dentro la assemblea per portare il Psoe alla presidenza. In questo senso però il Tribunale superiore delle Giustizia di Madrid ha decretato che la firma del documento di Ayuso il 10 marzo (avvenuta alle 12.23) anticipa di 42 e 44 minuti la presentazione delle due mozioni di sfiducia e pertanto le scavalca in termini di valore legale, determinando la necessità di celebrare delle nuove elezioni il 4 maggio.

Queste dimissioni di Ayuso sono le seconde in soli due anni da parte di una governatrice del Pp. Nel 2019 era infatti toccato a Cristina Cifuentes dimettersi dopo una serie di scandali che avevano distrutto la sua carriera politica: il caso del falso master e del video del furto nel supermercato. Ora, la battaglia per Madrid può darsi per iniziata. Gli schieramenti sono scesi in campo e sabato 20 marzo è scaduto il limite di tempo per presentare i partiti e le coalizioni per le elezioni del 4 maggio. Ayuso giocherà il ruolo di martire, cercando di far dimenticare la pessima gestione dell’emergenza sanitaria che ha visto l’autonomia di Madrid come una delle zone più colpite del paese.

Potrà contare con l’alleanza di Vox, che però in caso di vittoria farà pesare non poco il ruolo di stampella politica in un momento così cruciale. Dall’altro lato Pablo Iglesias spera di raccogliere con la coalizione Unidas Podemos il consenso delle sinistre e di riunire quanti più voti possibile per poi riproporre un’alleanza come quella dell’attuale governo con il Psoe e che includa anche Más Madrid. Il Psoe ha candidato Ángel Gabilondo, il politico navigato che aveva vinto le elezioni nel 2019 ma che non era riuscito a governare per la mancanza di 4 seggi (64 a 68 contro Ayuso). Ciudadanos dovrebbe presentare Edmundo Bal, Mónica García sará il volto di Más Madrid e Rocío Monasterio sarà la candidata di Vox.

Nel frattempo a Murcia, l’epicentro del terremoto dove tutto è iniziato, la mozione di sfiducia presentata dalla nuova alleanza Psoe e Ciudadanos è naufragata per colpa dei voti determinanti di tre membri del partito arancione, che hanno lasciato la formazione di Arrimadas e hanno negoziato posizioni chiave nel governo autonomico di Murcia con il Pp.

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