Se la centrale acquisti lombarda fosse una società per azioni come tutte le altre, affermazioni come quella di un rappresentante di peso dell’azionista di maggioranza come Letizia Moratti, che sabato e domenica sera a proposito dell’operato di Aria ha parlato di inadeguatezza, incapacità e di fatti inaccettabili, sarebbero naturalmente seguite dalle dimissioni dei vertici. Tanto più che pochi giorni fa il vicepresidente della Regione Lombardia ha di fatto sfiduciato pubblicamente la partecipata annunciando lei stessa, e non i vertici di Aria, il passaggio ad altro fornitore, Poste, per il software di prenotazione dei vaccini anti Covid.


In Regione, però, tutto tace. Nessun commento da Aria, il cui direttore generale Lorenzo Gubian, è comparso sabato sera al Tgr Lombardia dove ha parlato di “centri vaccinali a elevata capacità che iniziano ad esaurire gli ultraottantenni nel loro bacino di utenza”. Silenzio anche dalla giunta che pure si riunisce lunedì 22 marzo e non ha l’operato di Aria all’ordine del giorno. Sarà perché sono solo commenti di politici che lasciano il tempo che trovano? No, le regole di corporate governance delimitano in modo molto chiaro il raggio di azione di manager e azionisti. Regole che Letizia Brichetto Moratti conosce bene da figlia e moglie di imprenditori di peso quale è stata, senza contare i suoi personali trascorsi, non certo secondari, ai vertici grandi di società pubbliche e private, nazionali e internazionali, prima ancora di essere stata esponente politico di alto livello alla guida di ministeri ed enti pubblici italiani.

Dall’entourage della Moratti fanno notare che sotto il profilo puro degli obiettivi dell’assessorato, grazie all’operato di Ats e Protezione civile, la “linea vaccinale è salva”. Quanto alle decisioni sulle partecipate, si fa ancora notare, non spetta certo a un singolo assessore decidere e occorre una linea di Giunta. Che evidentemente non c’è: siamo ancora alle richieste di spiegazioni, chiarimenti sulle responsabilità e proposta di soluzioni definitive, nelle more del passaggio al software delle Poste. Che pure arriva a valle di una lunga lista di “malfunzionamenti”.

L’Agenzia Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti nata il primo luglio del 2019 da un importante riassetto delle partecipate regionali, aveva l’ambizione di diventare una digital company efficiente in grado di gestire le infrastrutture fisiche e digitali lombarde e gestire il ciclo degli acquisti della Regione. Una società a capitale interamente pubblico in grado di far risparmiare alla Regione 1,6 milioni di euro nel 2019, con una riduzione di costi che, se non ci fosse stato il Covid, avrebbe toccato nelle previsioni quota 2 milioni nel 2020.

Regista dell’operazione l’assessore regionale al Bilancio e responsabile di tutte le partecipate di Regione Lombardia, il leghista Davide Caparini, ingegnere bresciano vicino a Matteo Salvini. A capo di Aria, in qualità di presidente siede l’ex numero uno di Lombardia Informatica, Francesco Ferri, politicamente vicino a Forza Italia, mentre fresco di nomina è il direttore generale della società, Gubian, arrivato ad agosto a sostituire Filippo Buongiovanni, coinvolto nello scandalo camici che ha riguardato anche i famigliari del governatore Fontana.

Sin dall’inizio della campagna vaccinale, l’intero sistema di prenotazioni gestito da Aria ha creato più di un problema: dagli sms non ricevuti dopo la prenotazione, agli appuntamenti fissati a decine di chilometri di distanza rispetto al loro comune di residenza, fino ai casi dell’ospedale Niguarda, con 300 anziani convocati l’11 marzo ma non presenti nelle liste dei vaccinatori, e a quelli di sabato a Cremona, Como e Monza, con centinaia di dosi pronte senza che nessuno fosse stato chiamato a riceverle.

E così Guido Bertolaso ha parlato di “vergogna” a proposito delle code viste al Niguarda, provocando uno scontro interno con Caparini poi rientrato, con tanto di foto insieme pubblicata sui social. Nenache dieci giorni e arriva l’attacco della Moratti, seguita a stretto giro da Matteo Salvini che domenica 21 marzo, pur senza entrare nel merito, ha detto che “chi ha sbagliato, pagherà”. E così il tempo passa in attesa del subentro di Poste.

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