Si tona a parlare di imposta sulle grandi ricchezze e riforma fiscale in un’ottica di maggiore equità e progressività. Oggi pomeriggio si svolge in collegamento alla Camera dei Deputati l’incontro “L’equità nell’Italia del futuro. Proposte per un fisco intelligente”, organizzato dal gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera e a cui partecipano il sociologo Domenico De Masi, l’economista della Scuola Superiore Sant’Anna Andrea Roventini, il direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez e il capogruppo della Commissione Finanze, Movimento 5 Stelle della Camera Vita Martinciglio.

Lo scorso dicembre ilfattoquotidiano.it ha lanciato una petizione (già oltre le 76mila firme) per raccogliere sostegni all’introduzione di un prelievo sui i patrimoni sopra i 50 milioni di euro. Un contributo finanziario alla lotta alla pandemia che coinvolgerebbe meno di 3mila contribuenti italiani ma garantirebbe un gettito fino a 10 miliardi di euro che potrebbero essere destinati al sostegno delle categorie più in difficoltà a causa della pandemia. E’ importante rimarcare come un prelievo di questo tipo non comporterebbe affatto un impoverimento di chi lo subisce . Il rendimento dei grandi patrimoni è infatti sensibilmente superiore alla soglia del 2%. ll prelievo comporterebbe quindi solo un rallentamento nella velocità dell’accumulazione. Analizzando un periodo di 30 anni (1987–2017) emerge che i grandissimi patrimoni di Usa e Ue hanno avuto un rendimento medio annuo dell’8,9%. Per i grandi patrimoni (dall’1% più ricco della popolazione) il rendimento si colloca in media tra il 4 e il 5%.

A partire dalla fine degli anni ’80, l’aliquota sulle grandi ricchezze è andata via via riducendosi sino, in alcuni casi, ad azzerarsi. Si arriva quindi a situazioni paradossali per cui alcuni degli uomini più ricchi del mondo come Warren Buffet o Jeff Bezos pagano, in proporzione, molte meno tasse rispetto a un operaio o un impiegato. Tutte le rilevazioni relative al 2020 concordano sul fatto che la pandemia ha ulteriormente allargato la distanza tra ricchi e poveri, sia a tra paesi che all’interno dei paesi. Nello specifico mentre i grandi patrimoni hanno sostanzialmente superato indenni la crisi, o recuperato in tempi brevissimi le perdite, così non è stato per gli altri. Diversi studi che utilizzano dati Ocse hanno evidenziato inoltre come l’aumento delle diseguaglianze storicamente si associ a un rallentamento della crescita economica complessiva e a una paralisi della mobilità sociale. Per questa ragione tutte le grandi istituzioni internazionali, dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale, auspicano ormai una qualche forma di prelievo sulla ricchezza. Banca d’Italia ha invitato governo e parlamento a ragionare su un’ipotesi di questo tipo. Anche perché, ha spiegato via Nazionale, i rischi di fuga di capitali sono modesti.

L’ipotesi di una tassa sui grandi patrimoni è al centro del dibattito negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania, Sud Africa. Proposte di legge sono state presentate in California e altri stati Usa. Un prelievo di questo tipo è stato recentemente introdotto in Argentina e Spagna per far fronte alle spese straordinarie della lotta alla pandemia. La Svizzera attua un prelievo sulle ricchezze, comprese quelle detenute all’estero, che costituisce una quota significativo del gettito dello stato elvetico.

Firma qui la petizione del fattoquotidiano.it

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