Squadra che vince non cambia e visto che l’anno scorso l’ex giurata Ilaria Barbierato ha azzeccato la cinquina dei vincitori, quest’anno ci siamo sintonizzate di nuovo. Rispettando il distanziamento sociale ci mettiamo in chat, commentiamo, ridiamo, canticchiamo e facciamo pronostici. La chat è infuocata. Da Milano Laura, Isabella, Simona, Valentina, Giulio, Francesco. Da Crema Eleonora e Donatella. Da Genova Chiara e Amedeo…

Ecco il verdetto della giuria fai da te. Chi salirà sul podio?

The winner is… Ermal Meta che sospira “Un Milione di cose da dirti”. Noemi e Arisa. Fedez e Francesca Michielin che cinguettano “Chiamami per nome” e i loro microfoni legati da un nastro, simbolo della loro fratellanza canora. Il ritornello del duo Colapesce-Dimartino: Metti un po’ di musica leggera, perché ho voglia di niente, anzi leggerissima… già lo canticchio sotto la doccia. Sarà un buon segnale?

Esclusa eccellente, peccato, fra le proposte giovani: la napoletana Greta Zuccoli (Ogni cosa sa di te), espressione genuina del New Folk, che si era già esibita all’Olympia di Parigi con quella celebrità di Damien Rice. Riascoltiamola perché la musica cura il mondo.

Che bel vedere Barbara Palombelli in chicchissima robe manteau in velluto blu notte. I suoi cambi di scena sono sobri come le parole del suo monologo: “Amavo i Beatles e i Rolling Stones, ma questa è una serata speciale che appartiene a tutti e io voglio dedicarla alle donne perché prendano coscienza per reagire… “. Lustrini e paillettes lasciamole a Orietta Berti, canta come si veste, d’antan, appartiene a un altro tempo… Abbagliante con due conchiglie disegnate sul generoso petto da soprano o sotto una mantellina argentée. Lasciamo anche la nuvola gonfia di tulle rosso, dalla quale escono due gambe che non finiscono più, quelle di Elodie.

Sexy la voce di Emma Marone, leggermente rauca appena smette di cantare, le sue corde le ha fatte vibrare fino all’ultima nota. Pietà: non si possono guardare le giacche di Amadeus, tempestate di Swarovski, nei tessuti broccati, dal fucsia, al bluette, azzurro, sempre un po’ metallici. Ton sur ton il papillon. Si avvicina Fiorello: “Ma ‘sta giacca graffia…”. Sì, il nostro senso dell’estetica.

Fiorello rimane invece fedele a un look meno urlante griffato/glam Armani. Non sentire l’entusiasmo e l’applauso del pubblico è dura, ma Fiorello ce la fa. Poco costruito, spontaneo, battutista sempre pronto a coprire i “buchi” del collega. E’ lui il salvatore del Festival, dunque della Patria canterina in eurovisione. Amadeus cerca di fiorellizzarsi, si infila un turbante, si imparrucca, si infiocchetta e sale sul cubo, ma l’effetto è sempre quello dell’animatore in crociera, un po’ impacciato, un po’ patato come lo soprannomina Fiore.

Lo Stato Sociale quando canta “Combat pop” si fa messaggio. Loro vogliono rappresentare gli incompiuti, gli sconfitti, i penultimi… Ma che senso ha volere sempre troppo e pagare tutto il doppio… ha già una marea montante di followers. I loro siparietti più genuini li preferisco a quelli too much di Achille Lauro, ieri ha performato in discinto abito da sposa in organza di seta bianca e collant in pizzo. Lui lo sposo, un altro era la sposa: nel fluid gender i generi scambiano ruolo. E i benpensanti bacchettoni vadano a farsi benedire.

Adesso fatevi voi la vostra classifica. Con Gran Finale.

pagina Facebook di Januaria Piromallo

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