Le varianti del virus Sars-Cov-2 inglese e brasiliana sono state individuate per la prima volta nelle acque di scarico italiane. La ricerca, prima in assoluto sulle varianti in reflui urbani in Italia e tra le prime al mondo, è stata condotta dal gruppo di lavoro coordinato da Giuseppina La Rosa e da Elisabetta Suffredini dell’Istituto superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico della Puglia e della Basilicata. I risultati dello studio dimostrano che le acque di scarico posso essere un utile strumento per valutare la circolazione delle varianti di SARS-CoV-2 nei centri urbani.

Le mutazioni tipiche sono state rintracciate nelle acque reflue raccolte a Perugia dal 5 all’8 febbraio, mentre mutazioni tipiche della variante spagnola sono state trovate nei campioni raccolti da impianti di depurazione a Guardiagrele, in Abruzzo, dal 21 al 26 gennaio. “I nostri risultati – sottolinea Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità dell’Acqua e Salute – confermano le potenzialità della wastewater based epidemiology, non solo per lo studio dei trend epidemici, come già dimostrato in precedenti nostre ricerche e ormai consolidato nella letteratura scientifica, ma anche per esplorare la variabilità genetica del virus”.

“Le prospettive sono promettenti – dice Lucia Bonadonna, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss – in particolare se pensiamo che la sorveglianza sui reflui è applicata in diversi Paesi europei, anche se non ancora per la ricerca delle varianti”. “L’importanza della sorveglianza ambientale – ha aggiunto Bonadonna – è stata riconosciuta, grazie anche al contributo dei risultati italiani, nel Piano europeo contro le varianti del Covid-19, che mira a rafforzare le difese dell’Unione davanti al crescente numero di mutazioni del virus”.

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