Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma la polemica è già scoppiata. La riforma della Champions League prevista per il 2024 ha mandato su tutte le furie L’Equipe, che ha sparato a zero contro Andrea Agnelli, presidente della Juventus e dell’Eca, l’associazione dei club europei. Il quotidiano francese, in uno dei suoi editoriali, ha definito il numero uno bianconero (tra i principali sostenitori della Superlega) come “uno degli uomini che fanno più male all’idea dell’universalità del calcio. Questo sport è confiscato da una casta davanti alla quale si piegano le istituzioni per timore di uscire dai giochi e di non poter più condividerne i benefici”. Nel duro attacco si fa anche riferimento alla prima Coppa dei Campioni, “la figlia dell’amore”, voluta e ideata da un gruppo di giornalisti dell’Equipe negli anni ’50. La si mette in contrapposizione al nuovo progetto, “figlio della dittatura dei grandi club, della loro avidità e della debolezza dell’Uefa”.

La rivoluzione, per adesso sulla carta, è partita. E va veloce come un treno, dato che nell’ultima riunione i colloqui tra le 55 federazioni affiliate e il capo della Uefa Aleksander Ceferin sarebbero stati molto positivi. Tanti i cambiamenti. E anche piuttosto radicali. Il numero delle squadre partecipanti passerebbe da 32 a 36 mentre il caro e vecchio girone potrebbe essere rimpiazzato da un mini-campionato da 10 giornate. Cinque partite da giocare in casa, cinque in trasferta: l’avversario sarà sempre diverso (si deciderà sulla base di una divisione in fasce) e alla fine si stilerà una classifica dalla prima alla trentaseiesima posizione. I primi otto club avranno l’accesso diretto agli ottavi, quelli che chiuderanno il “gruppone” tra il 9° e il 24° posto disputeranno dei playoff che decreteranno il passaggio agli ottavi degli altri otto, i restanti saluteranno invece la competizione.

Uno dei dati più rilevanti è l’aumento esponenziale del numero delle gare: per portare a termine il nuovo formato toccherebbe disputare – anche di giovedì – ben 225 sfide, 100 in più di quelle previste dalla Champions attuale. Una mole incredibile di match che da una parte fa felici le società che scenderanno in campo (più partite, più introiti), dall’altra congestiona pesantemente i calendari dei campionati nazionali già duramente messi alla prova dall’anno della pandemia. E, come se non bastasse, dalla prossima stagione prenderà il via la Conference League, la terza competizione Uefa per importanza. La riforma potrebbe inoltre portare alla cancellazione di tornei già radicati. Come la Coppa di Lega inglese. In un’intervista al Times del marzo 2020, Ceferin dichiarò apertamente di essere favorevole a una possibile rottamazione. Le perplessità non mancano e si correrebbe il rischio di ampliare ulteriormente il divario tra chi partecipa e chi no. Sul tavolo c’è anche la preoccupazione relativa ai diritti tv: le emittenti potrebbero riservare le loro maggiori attenzioni alla nuova Champions, lasciando così meno risorse economiche alle rispettive leghe.

Malumori e divergenze di vedute corrono di pari passo quando si inizia a parlare di ranking storico, altro paracadute per i top club e punto focale che convincerebbe le grandi potenze ad abbandonare il sogno della Superlega. La strategia della Uefa non è ancora stata resa nota, ma l’intenzione è di “regalare” altri slot per la qualificazione (in aggiunta ai quattro posti di default destinati ai migliori campionati) a tutte quelle società che negli anni si sono distinte in campo europeo. La miccia è accesa. Ed è anche corta. “Questo principio non deve assolutamente far parte di un torneo internazionale – ha fatto sapere il presidente delle leghe europee, Lars-Christer Olsson – Avremo una Champions League de facto chiusa”. Un progetto decisamente accelerato dalla crisi finanziaria dovuta al Covid: alcune società hanno visto il proprio portafogli svuotarsi sempre più, altre sentono la necessità di coprire importanti investimenti messi in bilico da un anno che ha chiuso ogni tipo di rubinetto. La decisione finale potrebbe arrivare nel mese di aprile, nei giorni in cui a Montreux si terranno le elezioni del comitato esecutivo della Uefa. Tra i candidati anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina.

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