In queste prime settimane del 2021 presso la Commissione Finanze si sono svolte interessanti audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario. Dalle audizioni sono giunte interessanti analisi e proposte che hanno suscitato una discussione accesa anche se non troppo messa in risalto dalla grande stampa o talk show televisivi, forse perché alla presa con la crisi di governo.

Eppure la questione fiscale è uno dei pochi punti sui quali Mario Draghi si è espresso, indicandola come tema tra i prioritari.

Tra i soggetti auditi dalla Commissione finanze della Camera dei Deputati mi soffermo sulle audizioni, tra le altre, del Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, Giacomo Ricotti, dal Presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino e da Carlo Cottarelli dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano

Sia il Capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Banca d’Italia, Giacomo Ricotti che il presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, hanno apertamente e senza mezzi termini dichiarato che intervenire sul sistema fiscale per ridurre l’Irpef, che grava in particolare sulla fascia di reddito tra i 28.000 euro e i 55.000 euro, produce un ammanco che potrebbe essere compensato con una patrimoniale, e in questo modo alleggerire il carico fiscale sui lavoratori.

In particolare il Dott. Carlino ha dichiarato che: “Un nuovo prelievo patrimoniale appare auspicabile”.

Nel corso dell’audizione il Dott. Ricotti dichiara che per compensare possibili riduzioni dell’imposta sui redditi si potrebbe reintrodurre dell’Imu sulla prima casa.

Infine ma non di minore importanza il dottor Cottarelli ha esplicitamente affermato che “riguardo alla tassazione dei redditi ‘da investimento immobiliare’, l’attuale sistema presenta alcune anomalie. La principale è che, per effetto della cedolare secca, i redditi da investimenti immobiliari hanno una tassazione addirittura inferiore alla prima aliquota nominale Irpef. Si porterebbe almeno equiparare l’aliquota della cedolare secca per gli affitti di immobili abitativi a canone libero a quella prevista per la tassazione delle rendite finanziarie, elevandola dal 21 al 26 per cento”.

Come si vede nella lente di ingrandimento degli autorevoli soggetti auditi sono finite le politiche fiscali di sostegno alla rendita immobiliare degli ultimi 40 anni, e fa scalpore che siano soggetti come Banca d’Italia, Corte dei Conti e Cottarelli ad affermare proposte che nell’Europa più avanzata sono attuate in forme diverse, che sostanzialmente riprendono quanto da anni l’Unione Inquilini propone sulla cedolare secca.

Infatti segnalo quanto esposto da Cottarelli riguardo la cedolare secca sugli affitti a libero mercato. Da anni scrivo che tale flat tax non solo rappresenta una anomalia ma non ha alcuna motivazione né economica, né logica, per la quale a proprietari immobiliari che intendono percepire il massimo dal libero mercato si debba applicare una flat tax che come dice Cottarelli “rappresenta una tassazione addirittura inferiore alla prima aliquota nominale Irpef”. Tale flat tax rappresenta un onere per lo Stato, in minori entrate di oltre 1,5 miliardi di euro l’anno. La domanda è: perché? Visto che la flat tax è una agevolazione in cambio di nulla, neanche di una riduzione degli affitti?

A mio dire la cedolare secca per chi affitta a libero mercato sarebbe da abolire, insieme al canale libero mercato della legge 431/98, credo unica legge al mondo di riforma delle locazioni che prevede la coesistenza di due canali contrattuali. Un primo segnale di parziale equità fiscale sarebbe rappresentato dalla proposta di Cottarelli: equiparare la cedolare secca per affitti a libero mercato alla tassazione delle rendite finanziarie. Questa produrrebbe un aumento delle entrate per almeno 1,5 miliardi di euro l’anno, utili per finanziare, da una parte, in maniera strutturale politiche abitative di edilizia residenziale pubblica, dall’altra per rendere ancora più appetibile il canale degli affitti agevolati con positive ricadute sulla riduzione degli affitti e sul numero degli sfratti.

Al presidente Draghi che si è espresso contro la flat tax spetta prendere in considerazione la proposta formulata da Cottarelli.

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