Nella seconda ondata i giovani sono stati accusati di essere i nuovi untori, e la soluzione irrazionale invocata da molti è stata la chiusura delle scuole. E la ministra Azzolina, che si è battuta per tenere le scuole aperte ascoltando le massime autorità sanitarie europee e nazionali, è stata accusata di ogni possibile nefandezza.

C’è chi ha ipotizzato che la seconda ondata fosse partita esattamente due settimane dopo la riapertura della scuola proprio a causa di questa, che sarebbe stata “il motore dei contagi”. I numeri dicono questo: al primo di febbraio sono passate non due ma tre settimane dalla riapertura delle scuole, e i contagi, i decessi, i ricoveri ordinari e in terapia intensiva – che pure erano in lieve crescita dopo il Natale – continuano il loro decremento, tanto che quasi tutte le regioni sono appena ritornate al giallo.

Le scuole sono intrinsecamente un posto sicuro perché i giovani trasmettono il virus molto meno degli adulti. Generalmente, sono gli adulti a contagiare i bambini, e non viceversa. In uno studio tedesco sono stati fatti i test a 4.964 tra genitori e figli. Risultato: erano positivi al coronavirus l’1.8% dei genitori, ma solo lo 0.6% dei figli, pur convivendo insieme.

L’epidemiologa Sara Gandini e un gruppo di scienziati hanno fatto uno studio nel quale si dimostra che il famoso indice Rt non cambia aprendo o chiudendo le scuole. Chiudere le scuole per più tempo non è servito a ridurre i decessi totali. Non vi è alcuna correlazione. Iss ha evidenziato che il numero di focolai nelle scuole in Italia è il 2% del totale.

Non sarebbe molto più logico concentrarsi sul restante 98%? La Sip, Società italiana di pediatria, in collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù ha fatto i test a tappeto a 1.200 persone tra docenti, studenti e personale Ata di una scuola di Roma. Risultato: la prima volta hanno trovato un solo positivo, la seconda sette e l’ultima tre. Totale: undici su quattordici classi in tre mesi. Conclusione: i positivi a scuola ci possono entrare, ma con distanziamento, mascherine, precauzioni non contagiano altri.

Ecdc, la più importante autorità sanitaria europea, ha pubblicato un report nel quale si spiega che la scuola con la seconda ondata non c’entra nulla e che le scuole si possono al limite anche chiudere temporaneamente se si chiude però tutto il resto, ma il controllo sui contagi è minimo e incerto, mentre i danni agli studenti sono invece sicuri e notevoli.

Solo per citare un dato tra i tanti: secondo il New York Times, la contea di Clark County, vicino Las Vegas, la quinta più popolosa degli Usa, ha deciso di riaprire le scuole dopo che i suicidi tra gli adolescenti sono passati da nove in un anno a ben diciotto in nove mesi di lockdown.

Secondo questo articolo del New England Journal of Medicine, nella popolazione scolastica svedese i decessi da Covid sono stati zero (su quasi due milioni di studenti) e gli insegnanti non hanno mostrato un’incidenza di contagi maggiore della popolazione con simile età e profilo di rischio.

A questo punto, se qualcuno dice “ahhh ma Nature o Lancet etc. dicono che i contagi a scuola…”, io mi permetto di dirvi: leggete in modo critico quello che quegli articoli dicono davvero. Si riferiscono a medie di tanti paesi, a situazioni nelle quali sono state chiuse le scuole con tante altre misure durante la prima ondata e non tengono conto dei dispositivi di protezione individuale. Quello che è successo in Italia nella seconda ondata non è quello che era stato predetto.

Il fatto che la terza ondata non sia ancora arrivata non significa che non arriverà mai. Serve ancora tanta prudenza almeno fino a giugno, in particolare evitando gli assembramenti che abbiamo visto in questo weekend. Ma non è chiudendo le scuole che potremo in qualche modo prevenirla.

Con il Prof Guido Silvestri a marzo 2020 abbiamo ipotizzato che il Covid possa essere una malattia ad andamento stagionale, nel senso che d’estate ci possiamo rilassare un po’, ma le precauzioni quando va via il caldo devono essere nettamente superiori. Insomma, vaccino o non vaccino, la pandemia non passerà il mese prossimo. Possiamo tenere forse le scuole chiuse fino a giugno solo per una paura irrazionale?

Continuare a invocare la chiusura delle scuole come misura salvifica non è un errore da poco. Chi risponderà dei bambini che non impareranno a leggere e scrivere? Chi risponderà dei ragazzi che lasceranno la scuola? Chi si scuserà con le vittime di violenze domestiche, le quali aumentano durante i lockdown?

Non è assurdo che un ragazzo o una ragazza possano vedere i proprio coetanei al centro commerciale, in una casa privata (ove avviene l’80% dei contagi) in piazza e non nelle loro aule, ove le precauzioni si rispettano?

Rimbocchiamoci tutti le maniche e riportiamo i nostri ragazzi nelle loro aule. Speriamo che tra qualche anno non si dica “ahhh ma che davvero nel 2021 in Italia c’era chi pensava di controllare il Covid chiudendo le scuole?”.

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