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Arriva a Milano l’accademia di programmazione informatica per i rifugiati: “Così promuoviamo l’inclusione lavorativa”

È l'idea di Powercoders, che dal 2017 offre corsi intensivi e opportunità di inserimento in aziende operanti nel settore It (Information Technology). A febbraio 2021 a Milano prenderà avvio il secondo corso in Italia dopo Torino destinato a una classe di 20 studenti
Arriva a Milano l’accademia di programmazione informatica per i rifugiati: “Così promuoviamo l’inclusione lavorativa”
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Un progetto per insegnare la programmazione informatica ai rifugiati, per promuovere l’inclusione e l’inserimento lavorativo e contribuire all’innovazione digitale del Paese in cui si trovano. È l’idea di Powercoders, che dal 2017 offre corsi intensivi e opportunità di inserimento in aziende operanti nel settore It (Information Technology). A febbraio 2021 Powercoders arriverà a Milano e prenderà avvio il secondo corso in Italia destinato a una classe di 20 studenti rifugiati. A sostenere il progetto è Reale Foundation, in collaborazione con Unhcr e il Comune di Milano. “Siamo felici come amministrazione di sostenere il progetto – ha dichiarato l’assessora alle Politiche per il Lavoro Cristina Tajani – Significa rendere tanti giovani rifugiati autonomi e artefici del proprio futuro, capaci di essere vere e proprie risorse per la società in cui vivono e le imprese in cui lavoreranno”.

A causa dell’emergenza Covid-19 il corso si terrà in modalità remota grazie all’utilizzo della piattaforma digitale IdeaTre60, di Fondazione Italiana Accenture, pensata per favorire l’utilizzo della tecnologia come acceleratore di innovazione sociale. I partecipanti acquisiranno competenze tecniche tramite lo studio dei principali linguaggi di programmazione web e competenze trasversali per sviluppare soft skill e abilità sociali e comunicative.

Il percorso è nato quattro anni fa in Svizzera e si è consolidato anche in Italia a Torino, coinvolgendo oltre 200 studenti. Tra i partecipanti, il 60% ha trovato uno stage dopo il corso e l’80% è entrato produttivamente nel mondo del lavoro. Il progetto è stato citato da Unhcr Italia, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Italia, come un “esempio virtuoso di formazione e inclusione socio-lavorativa”. “Il progetto permette ai rifugiati di esprimere il loro talento rispondendo allo stesso tempo alle esigenze di un settore in forte crescita – ha detto Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr – Opportunità come questa sono esempi di strategie di integrazione che valorizzano i rifugiati come risorse per le imprese e per il bene comune.”

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