La telecamera montata su un drone zooma su di un gruppo rumoroso che da Piazza San Giovanni si dirige verso palazzo Chigi. In prima fila, con barba incolta e maglione dolcevita spiegazzato, i vertici del Pd assieme ai ministri che si erano insediati nel gennaio 2021, dopo il “rimpasto” che segnò la fine del Conte 2.

“Libertà! Libertà” è il motto che Nicola Zingaretti (?) e i suoi compagni appena defenestrati dall’esito delle recenti elezioni politiche che hanno visto la vittoria delle destre gridano innanzi ai giornalisti. L’obbiettivo è Matteo Salvini, da poco nominato premier. Il tutto sotto il ghigno soddisfatto della Meloni, da poco divenuta ministra dell’Interno.

No, cari capi del Pd, questo non è l’incipit di un romanzo distopico, bensì la verosimile ricostruzione di quanto accadrà alla scadenza naturale di questo governo. Quando la gente, non solo quella di sinistra, ma tutta quella dotata di buon senso, andrà alle urne con una gran voglia di farvi pagare l’aiuto che state dando a Italia Viva nel suo ultimo tentativo di sopravvivere minando le fondamenta del governo Conte.

L’Italia intera si ricorderà di voi e dello spettacolo che state mettendo in scena contrattando ministeri al fianco di Italia Viva. Si ricorderà di voi il ristoratore che, chiusa bottega, va a ritirare il suo pasto alla Caritas mentre, a reti unificate, voi state blaterando di “cambiare passo”. Si ricorderanno di voi l’operaio barricato in casa dopo mesi di cassintegrazione, il libero professionista mentre spranga lo studio forse per sempre. Si ricorderanno di voi i medici. Noi tutti ci ricorderemo di voi che minacciate una crisi al fianco di Teresa Bellanova mentre là fuori ancora si seppelliscono i morti della pandemia.

Non la raccontavate giusta quando davate credito alla vulgata che voleva il renzismo come una sorta di ospite indesiderato piombatovi in casa per poi consumarla sino quasi alle fondamenta. Fu in realtà proprio il Pd, ormai dimenticate le basi storiche della sinistra nonché gli agganci con mondo reale, a lasciare che la Leopolda entrasse e prosperasse in quelle che furono le Botteghe Oscure. Li, in quel Pd il renzismo non solo trovò le porte spalancate, ma anche un caldo humus ove proliferare sino al punto di portare il vostro partito al livello elettorale più basso di sempre.

La gente si ricorderà che voi, proprio voi del Pd, potevate dire di no a questa sceneggiata. Potevate impedire al renzismo di usarvi nuovamente come cavallo di Troia per disfare le mura del governo. Immemori della percentuali con le quali avete raccolto il vostro partito dai margini della vita politica, delle sberle elettorali prese in faccia, della fatica fatta per darvi un aura di presentabilità innanzi “popolo della sinistra”, oggi vi nascondete furbescamente dietro le richieste del renzismo, dietro la sua volontà predace di espugnare di nuovo un palazzo dal quale è stato cacciato. Perversamente affidate al renzismo i vostri desideri mai sopiti di fare le scarpe a Conte, di ridimensionarlo.

Non lo avete mai amato, e vi manca lo spessore politico per capire che egli, con i limiti del suo agire, vanta quella credibilità che voi state dilapidando. Rosicchiate la gamba della poltrona, bramate dicasteri strategici, camuffando tutto da “cambio di passo” usando Matteo Renzi come ariete, acquattandovi alle sue terga, mettendogli i bigliettini con le vostre richieste nelle tasche per poi, alla fine del macello, dire che comunque la colpa è di Renzi e voi, anime candide, avete fatto il possibile per fermarlo. Voi che occultate maldestramente la vostra voglia di regolamento di conti dietro ai disegni reziani.

Siete stati volutamente complici di un fare ricattatorio che è risultato odioso all’Italia intera. E dire che frugando nei vostri cassetti dovreste trovare la foto di vecchi dirigenti del fu partito di massa i quali, davanti a ben altri ricatti, seppero comportarsi da statisti facendo il dito medio a chi voleva minare le basi dello Stato. Buoni maestri, volendo, li avete avuti. Ma la vostra memoria è corta.

Voi, nel momento più cupo del dopoguerra, avete scelto di legare le sorti dell’Italia ad un partito stimato al due per cento, costruito con un’azione chirurgica in Parlamento che teme le urne come Nosferatu teme la luce. Avete messo a capo della vostra strampalata campagna d’inverno un movimento politico sconfitto dalla gente, dal voto, dal senso comune. Uno scolaro bocciato che voi avete fatto rientrare come figlio prodigo, affidandogli nuovamente le chiavi di casa. Fatela finita con la storiella che siete stati obbligati, che lo fate per “rinforzare l’esecutivo”.

Avreste potuto alzarvi in piedi, dire no alla strategia di sopravvivenza di chi sa di non esistere più elettoralmente. Il renzismo pretende di dettare la linea della multinazionale con il due per cento delle azioni, e voi gli date sponda e credito. Avreste potuto metterlo alla porta, comportarvi da adulti, rifiutare le sue condizioni. Avevate il potere di consegnarlo alle urne e, dunque, dissolverlo. E invece non lo avete fatto. Non lo avete fatto perché le sue condizioni sono in fondo le vostre.

Le sue mire sono le vostre mire. Financo le idee iperliberiste e antitetiche alla sinistra sono , da tempo, vostro patrimonio. Più che la responsabilità poté il “rosicamento” verso Conte. Più che l’umiltà, hanno potuto la sete di poltrone e il desiderio padronale che vi condannerà definitivamente ad essere marginali.

La gente che ha aspettato Renzi la notte del 4 dicembre per disintegrarne il progetto politico ha buona memoria, e sa aspettare. Ve la ritroverete, compatta, il giorno che sarà chiamata alle urne e vi sentirà ripetere ritornelli quali “Tornare tra la gente!”, “Occuparsi degli ultimi!”, “No alla politica di palazzo!” L’Italia messa in ginocchio da questo periodo non dimenticherà in quali maneggi stavate indugiando in quell’inverno del 2021.

Mi raccomando, quando farete le barricate contro la destra che avrà il 75 per cento in Parlamento, barba lunga ed incolta che fa molto barricaderi. Ne avrete di tempo per radervela. All’incirca 20 – 25 anni, quelli nei quali sarete inchiodati all’opposizione, periodo dove sconterete con un lungo digiuno ministeriale quegli appetiti che oggi, bulimicamente, vi portano a banchettare alla tavola con ciò che resta della Leopolda.

Io non mi rivolgo certo a Telemaco o Italia Viva, è un movimento destinato all’oblio elettorale. Io parlo a voi, voi del Pd. Parafrasando Petrolini: “Io nun ce l’ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”.

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