VENEZIA – “Quanto meno credo che l’assessora Elena Donazzan dovrebbe chiedere scusa, magari lo ha già fatto”. Luca Zaia, presidente della giunta regionale del Veneto, lancia un monito a uno dei componenti della sua giunta che durante la trasmissione radiofonica La Zanzara ha cantato “Faccetta nera”. Ma non sembra intenzionato a toglierle le deleghe, come richiesto dalle minoranze: “Di istanze del genere ne ho tutti i giorni… Teniamo conto del contesto in cui è avvenuto il fatto, una trasmissione radiofonica satirica, informale, ‘easy‘. Comunque tutti sanno come la penso. ‘Faccetta nera‘ riprende un periodo buio della nostra storia, le leggi razziali, la colonizzazione, la condizione femminile in quei territori”.

L’assessore Donazzan, che fa parte del gruppo Fratelli d’Italia, è in giunta regionale dal 2005, prima con Giancarlo Galan di Forza Italia, poi con il leghista Zaia. Ma lei di chiedere scusa proprio non ci pensa. Anzi, difende la “libertà di pensiero” e attacca la sinistra su Facebook per un post contro di lei, “Qualcuno abbiamo dimenticato di appenderlo”. Il riferimento è a Mussolini, appeso a testa in giù alla fine della guerra mondiale dai partigiani a piazzale Venezia. “Eccoli i benpensanti della sinistra italiana: ora mi vogliono ‘appesa’, anzi peggio. Qualcuno – magari qualche consigliere regionale d’opposizione che in queste ore sta chiedendo le mie dimissioni – solidarizzerà per quanto accaduto, o diranno solamente che me la sono cercata? Siamo alle solite: in Italia il politicamente corretto, l’accettabile, viaggia in un’unica direzione…”. Insomma, lei non arretra e Zaia non la sfiducia.

I consiglieri del regionali del Pd hanno dichiarato: “Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. È un episodio gravissimo che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata. È assolutamente fuorviante parlare di libertà di pensiero e libertà delle persone come ha fatto la Donazzan per difendersi dalle accuse, perché il fascismo fu esattamente l’opposto: odio, razzismo e sopraffazione”. Annalisa Nalin e Corrado Cortese di + Europa: “L’assessore ha mostrato il Veneto nero, facendo emergere tutta la grettezza di una destra inadeguata alle istituzioni”. Il gruppo “Il Veneto che vogliamo” dell’ex candidato presidente Arturo Lorenzoni: “”Questo clima di intollerabile revisionismo è il simbolo di una regressione culturale e civile. Che tipo di scuola ha in mente Donazzan, sempre che fra una canzonetta fascista e l’altra possa avere spazio per occuparsi di scuola, forse ha in mente quella del ventennio quando gli insegnanti che non erano fascisti venivano licenziati?”.

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