Massima lealtà” a Conte, no a “governi tecnici o aperture a destra”, attenzione alla “rabbia sociale” che si può scatenare a causa dei “giochi di palazzo“. Per Nicola Zingaretti, intervenuto alla Direzione del Pd convocata per discutere della pre-crisi aperta da Matteo Renzi, non ci sono alternative all’attuale esecutivo: se le cose dovessero precipitare, i dem chiederanno il ritorno alle urne. “Nessuno commetta l’errore di sottovalutare la gravità di ciò che potrebbe accadere”, avverte, rivolgendosi indirettamente all’ex premier. “Non sottovalutiamo la disperazione e la rabbia delle persone se a fronte di paure e incertezze la politica assumesse il volto dei giochi di palazzo. C’è un humus sociale ad alta infiammabilità, ci sono pensieri incendiari pronti a scatenarsi”. Parole durissime, con cui il segretario dem dice no all’apertura della crisi, escludendo in modo netto anche la nascita di governi di larghe intese che nella storia recente “non hanno portato a nulla di buono“. Al Nazareno non c’è alcun “timore” del voto, spiega Zingaretti, ma “dentro una pandemia tragica” come quella che stiamo vivendo, “provocare elezioni anticipate sarebbe un errore imperdonabile“.

I toni sono da armageddon, anche se il capo dei dem non getta la spugna e chiede ancora una volta alla maggioranza di “fare un passo avanti“. “Un’alleanza vive se tutti riconoscono l’esistenza delle identità di coloro che partecipano alla sfida e insieme si lavora per produrre una sintesi in stretto contatto con il Paese, i lavoratori, le famiglie, i soggetti della rappresentanza sociale”, aggiunge. Compito che spetta soprattutto al premier, il quale ora deve “prendere un’iniziativa per arrivare a una proposta di patto di legislatura, un’esigenza che con tutti gli alleati abbiamo condiviso come necessità per dare nuovo slancio al Governo. Si trovi il livello più alto possibile di sintesi, e tutti siano leali e partecipi rispetto all’importanza vitale di questa sfida”. Per rendere possibile questo risultato, “non servono ultimatum, prepotenze o imposizioni, pretese unilaterali che impediscono un’autentica collaborazione”. Ognuno, continua Zingaretti, “deve saper rinunciare a qualcosa di suo e misurare i propri convincimenti e le proprie proposte con i convincimenti e le proposte degli altri. Un programma di coalizione, d’altra parte, si costruisce così”.

Al centro della contesa c’è soprattutto il Recovery plan, modificato su indicazione dei partiti ma bocciato ancora una volta dai renziani: “Grazie anche al nostro contributo, il confronto sul piano italiano per il Recovery fund ha compiuto importanti passi avanti. Su tale tema abbiamo svolto un ruolo prezioso, dando un contributo alla sua stesura” con la sottolineatura di alcune “priorità”, rivendica Zingaretti. Ora, però, per il Pd è arrivato “il momento di decidere e procedere. Si adotti il testo nel Consiglio dei ministri e si avvii il percorso parlamentare così da coinvolgere il Paese sulle scelte fondamentali per i prossimi anni“. Nel via libera ai progetti è fondamentale “non frammentare le risorse con una miriade di interventi di corto respiro”, aggiunge, destinandole invece “ad azioni dall’alto impatto trasformativo e per questo capaci di sviluppare filiere virtuose nei settori più avanzati dal punto di vista tecnologico, della sostenibilità ambientale, dell’innovazione sociale e culturale”.

Nel corso del suo intervento, avvenuto a poche ore dal faccia a faccia tra Conte e i capidelegazione di maggioranza sul Recovery, il segretario ha speso parole positive per la gestione della prima fase della campagna di vaccinazione. “L’Italia – a dispetto di tanti profeti di sventura – finora si è mossa bene. Nel modo giusto” sui vaccini. “I risultati di questa prima fase della campagna di vaccinazione in rapporto al numero di dosi disponibili sono ottimi, ma – insisto – la strada è ancora lunga e molto dipenderà dal possibile arrivo, dopo l’autorizzazione dell’Ema, di nuovi vaccini in grado di aumentare in maniera esponenziale la diffusione necessaria”. È anche per questo che la priorità del Paese adesso non è affatto un cambio della guardia a Palazzo Chigi: “L’emergenza non è alle nostre spalle. Ancora oggi in Italia, come in Europa e nel mondo, il numero delle persone positive è in crescita e notizie di possibili varianti del virus non vanno drammatizzate, ma non inducono all’ottimismo”, insiste il capo del Nazareno. Bisogna quindi impegnarsi al massimo sulla campagna di vaccinazione e “vigilare” affinché non siano commessi errori.

Insomma, l’Italia ha di fronte a sé una serie di sfide che non possono passare per un cambio di governo o, addirittura, per le elezioni. “Non è il tempo delle barricate, ma – come ha indicato il presidente Mattarella – quello dei costruttori, della collaborazione e della coesione, per indicare e costruire la strada per un futuro migliore da lasciare alle generazioni che verranno”. “Nei giorni scorsi abbiamo tenuto la segreteria, il comitato politico e riunito i segretari regionali e delle città capoluogo. Questo perché ritengo giusto condividere tra noi la scelta in un passaggio fondamentale per il futuro non solo del governo”, ha chiarito il capo del Nazareno, ma dell’intero Paese. Che è “alle prese con un’emergenza sanitaria, economica e sociale che non tollera rinvii“. Zingaretti ha quindi spiegato che si attendono “sviluppi della situazione già nella giornata di oggi e domani”, e ha chiesto ai suoi di tenersi pronti a eventuali nuove riunioni. “Entriamo in una fase nella quale dovremo convocarci a seguito degli sviluppi che si determineranno”.

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