di Giuliano Checchi

Al di là di tutte le opinioni sul suo operato, il Presidente Giuseppe Conte ha rivelato doti e capacità che nessuno aveva previsto. E che gli stanno giustamente fruttando un largo consenso, nonostante il tenace impegno della stampa e dei media, a dipingerlo prima come una marionetta, e poi (di volta in volta in base alle convenienze) o come un dittatore autocrate, o come un eterno immobilista indeciso.

Oltre alla competenza, ha dimostrato grande abilità di mediazione, buone doti comunicative, capacità di leadership e forza nelle trattative. Cose tutt’altro che scontate, che hanno restituito di lui la giusta immagine di leader forte, serio ed equilibrato. Perché allora, a tutta la politica politicante, non parrebbe vero di spodestarlo? Non tanto per le capacità appena descritte, ma per quella che è la sua vera forza. La sua indipendenza da partiti e cordate di potere, che gli permette di agire in autonomia, con nessun altro vincolo al di fuori di quelli istituzionali e legislativi.

Non ha bisogno né della politica, né dei suoi finanziatori, perché ha un lavoro e una carriera a cui tornare; per cui, può agire con coerenza e trasparenza, senza dover sottostare a giochi di palazzo e logiche strategiche. Detta in quattro parole: è una persona capace, non manovrabile da nessuno, e che non accetta maneggi e giochini. Una persona, che sarebbe davvero capace di “cambiare le cose”.

E questo non solo è un problema per i suoi oppositori, ma può essere dura da digerire perfino per la sua stessa maggioranza. Perché la politica, e coloro che della politica si servono e la finanziano, dei maneggi e dei giochini hanno bisogno. Pertanto, la quasi totalità dei partiti, ha sempre cercato e continuerà a cercare di affossare Conte.
Finora, “virtù e fortuna” l’hanno salvato, ma per quanto ancora?

Il M5s, nonostante i guai in cui si dibatte, resta l’unica forza politica estranea alle logiche di potere e di spartizione; ed è ovvio che, in caso di un governo cosiddetto di “larghe intese”, ne sarebbe l’unico escluso. Nessuno può dire come finirà l’attuale crisi di governo; certo è, che se Conte vuol continuare a mettere le sue capacità al servizio del paese, non ce la può fare da solo, perché ha troppi nemici.

E se il M5S vuole continuare a portare avanti il suo programma e la sua visione di cambiamento, e soprattutto restare una forza con cui fare i conti, ha bisogno di recuperare consenso. Se da una parte però Conte cadrebbe comunque in piedi, perché male che gli vada tornerebbe alla carriera accademica, il M5S rischierebbe invece di indebolirsi fino a sparire. Cosa deve fare quindi, almeno nell’immediato?

Sostenere Conte, senza se e senza ma. Restare saldi sul “O questo governo va avanti, o si va al voto. Tertium non datur”. Non si perdano in intrighi di corridoio, e soprattutto non si pieghino di un millimetro alle bizze di Matteo Renzi. Il M5S vuole ancora cambiare le cose? Si metta dalla parte di chi ha le capacità e la forza per farlo.

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